Il soffio di thriller e dell'erotico che – forse - avrebbe entusiasmato Alexandre Dumas. Il padre di D'Artagnan, guascone doc, che viene trafitto a morte, in un'osteria di campagna, da una guardia del cardinale mascherata che si finge Athos; e il cardinale Richelieu che se la fa con mignotte d'alto bordo le quali se la fanno a loro volta con Aramis e per questo pagano con la vita; e la perfida Milady che confessa talmente tanti peccati che il prete, sudaticcio, le evita l'assoluzione e grida "Madame, lei è il demonio..." e Madame, inferocita come l'eroe diV. per Vendetta, quasi lo sradica dal confessionale.
Questi sono alcuni degli inediti elementi narrativi che rendono "I Moschettieri" (ItaliaUno venerdì prime time e Premium Mediaset) probabilmente la più bella versione del romanzo più letto del mondo. Se non la più bella, la più originale, se si esclude la versione quasi fantasy del film di Paul Anderson del 2011 (in cui la cattiva Mila Jovovich aveva armi fantascientifiche e combatteva come una ninja). Di questi Tre Moschettieri, rockeggianti, fumettosi, adrenalinici la recensione più azzeccata è stata quella del Los Angeles Times: "Piacevolmente realistica a tratti (si salta molto fuori da finestre alte, ma il saltatore ne esce spesso ferito) e dolcemente romantico in altri, "I Moschettieri" è un affascinante miscela di spettacolo e di storia, abbastanza fedele all'originale, ma abbastanza moderna per capire la necessità di umore e autoreferenzialità". Sottoscrivo.
Già nel primo episodio la sottotrama di un Athos condannato ingiustamente a morte e salvato da D'Artagnan (Peter Capaldi, volto notissimo del fantascientifico Doctor Who) alleato con Porthos e Aramis deraglia dal romanzo, ma è come se l'avesse scritta Dumas. Tra l'altro non guasta la presenza dei flashback della vita segrete di Athos e dell'ostessa alleata di D'Artagnan che, pur essendo sposatissima, fa intuire una puntina d'adulterio. Per il resto, ai chi – come me - ha tutte le versioni dei Moschettieri nel cuore – la migliore rimane quella del '48 con Gene Kelly che ballava, letteralmente, sul filo delle lame - la serie è un'insufflata d'ossigeno. E finalmente viene sfatato, già nel titolo che inserisce D'Artagnan a pieno titolo nella squadra, il mistero cantato dal Quartetto Cetra: "Moschettier del re/che chissà perché/sono sempre quattro e non sono tre...".