Non un solo personaggio , ma tutti i medici e i ricercatori che combattono in prima linea il virus dell'ebola. A loro quest' anno 2014 è dedicata la copertina del Times. Immediato il plauso della Casa Bianca: "Sono uomini e donne che meritano il riconoscimento internazionale".
Dopo l'allarmismo delle prime settimane, anche e soprattutto da parte dei media, la notizia ha lasciato le prima pagine dei giornali ma è tempo di bilanci. La verità sta nel mezzo: troppa psicosi prima e - forse- troppa poca attenzione poi.
Secondo l'OMS fino a questo momento sono morte 6331 persone, soprattutto in Africa Occidentale e ci sono quasi 18mila contagiati. Un'epidemia davanti alla quale proprio la direttrice dell'OMS, ha sottolineato: “Siamo stati troppo lenti davanti a una malattia così vecchia”. Ma non è mai troppo tardi: proprio in Italia in queste ore è stato messo a punto un test rapido per la diagnosi precoce: la risposta in soli 75 minuti.
Per interrompere la diffusione del virus è fondamentale un'accurata diagnosi dei casi. Ben 14 Paesi europei, fra cui l' Italia, hanno contribuito alla costruzione di un network di ospedali e laboratori mobili, per garantire gli interventi di emergenza. “Per fronteggiare questo disastro - ci spiega Enrico Brivio, portavoce della Commissione per la salute e l'ambiente - l'Unione europea ha già impegnato oltre un miliardo di euro di aiuti finanziari, di cui 373 milioni dal bilancio della Commissione, e ha inviato medici ed esperti sul posto, installato laboratori, consegnato provviste e contribuito ad allestire piani di evacuazione. L'Unione europea è anche impegnata sul fronte dei piani di evacuazione. Al personale medico impegnato in Africa viene garantita il trasporto nel giro di 48 ore in un ospedale attrezzato in Europa.
Questo è accaduto al medico italiano di Emergency, contagiato in Sierra Leone e ricoverato da diverse settimane allo Spallanzani di Roma. Dopo giorni di apprensione ora sta meglio, respira in modo autonomo ma la prognosi resta riservata.
Anche se l'ebola è molto contagioso, la sua diffusione è limitata a specifiche condizioni, in particolare il contatto con fluidi corporei delle persone infettate. In Europa ci sono alti standard di protezione. Gli esperti hanno evidenziato che, per evitare i rischi di contagio, l'elemento più importante sono i controlli effettivi alla fonte, ovvero un efficace screening dei passeggeri negli aeroporti di partenza. Il governo italiano ha deciso di potenziare il personale negli aeroporti e rafforzare i canali di informazione per i cittadini sui rischi. Il tutto coordinato da una sorta di task force che ha coinvolge più ministeri. Sono porti e aeroporti in particolare ad essere interessati dal più corposo intervento, sia sotto il profilo del potenziamento del personale che per quello che riguarda le campagne di informazione.
Gli Stati Uniti hanno da giorni rafforzato i controlli negli aeroporti. In Australia invece le misure sono state drastiche con la chiusura immediata delle frontiere alle persone di nazionalità africana in arrivo dalle zone più colpite virus si propaghi in modo diffuso nella popolazione europea sono molto bassi. E per questo si sono organizzate missioni di controllo, da parte della Commissione Europea con l'Organizzazione della Sanità per verificare l'efficacia dello screening nei Paesi di partenza.
"Per ora l'eventualità di una chiusura delle frontiere non si pone - ha concluso Brivio - ma il Comitato per la Sicurezza Sanitaria dell'Unione europea ha rafforzato lo scambio di informazioni, l'accesso di tutti gli Stati ai laboratori diagnostici, sostenuto campagne di informazione per i passeggeri in tutte le lingue e procedure affinché gli aeroporti europei siano pronti ad affrontare i casi di ebola nel modo più adeguato.