Quarto giorno di negoziazioni al vertice Ue. Sul tavolo la proposta del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, basata su una dotazione di 390 miliardi di euro di sovvenzioni, ma con rebate ("sconti" su quanto versato a Bruxelles in proporzione al Pil, ndr) più bassi rispetto alla precedente. Ottimista la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: "Siamo nella giusta direzione per trovare l'accordo". Anche Merkel "vede" l'intesa.
"Ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni. Michel non ha anticipato null'altro ma ha detto che proporrà oggi una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e 390 miliardi. La soluzione da 400 miliardi" di sussidi nel Recovery plan "condurrebbe un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto e quella da 390 miliardi un minore sconto", ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rientrando in albergo al termine della lunga notte in Consiglio europeo, facendo riferimento ai sussidi previsti dal Recovery plan e agli sconti, i 'rebates', contenuti nel bilancio pluriennale per alcuni Paesi, tra cui i frugali. "In questo momento ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni e il confronto diventa più risolutivo", ha aggiunto.
Von der Leyen e Merkel ottimiste, Macron prudente - "Entriamo nella fase cruciale ma ho l'impressione che i leader europei vogliano davvero un accordo". Lo ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. "C'è una reale volontà di trovare una soluzione, un accordo ci serve per i cittadini, per la Ue. Sono positiva, non ci siamo ancora ma le cose si muovono nella giusta direzione", ha aggiunto. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel "vede" l'intesa all'orizzonte e parla di un "accordo possibile": "I negoziati sono incredibilmente duri ma le situazioni straordinarie richiedono uno sforzo straordinario, spero che le divergenze residue possano essere superate", ha detto. Più cauto il presidente francese, Emmanuel Macron: "Resto estremamente prudente ma la possibilità di un compromesso c'è".
Nella serata di domenica fonti italiane avevano parlato di "passi avanti" nel negoziato, ma di un accordo che "ancora non si è chiuso": un compromesso su 375 miliardi di trasferimenti a fondo perduto non è in vista. Troppi per i leader "frugali", troppo pochi per chi come Angela Merkel e Emmanuel Macron ritengono che 400 miliardi siano il minimo indispensabile per investire nel futuro dell'Unione e combattere contro la crisi. In particolare Macron - spiegano fonti europee - si è rivolto ai capi di governo "frugali" esprimendo fastidio per il loro continuo alzare la posta con nuove richieste, così come tra l'altro aveva già fatto ieri la cancelliera tedesca.
"Da una parte c'è la stragrande maggioranza dei Paesi, compresi Germania, Francia, Spagna e Italia, che difende il progetto europeo e dall'altra ci sono pochi Paesi, detti 'frugali'", ha commentato nel pomeriggio Giuseppe Conte. L'esito del negoziato resta in bilico e la cancelliera Merkel non ha escluso il fallimento. "Voi avete dubbi perché le risorse finanziare vi sembrano tante. In realtà è il minimo indispensabile", ha detto Conte ai Paesi "frugali". Rivolgendosi al primo ministro olandese Mark Rutte, Conte ha poi tuonato: "Se lasciamo che il mercato unico venga distrutto, sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti ai cittadini europei".
Stato di diritto, governance del Recovery Fund e dimensione del fondo sono i punti su cui "dobbiamo trovare un compromesso, penso che sia possibile ma questo compromesso non può andare a discapito dell'ambizione europea. E non per principio, ma perché siamo davanti ad una situazione senza precedenti", ha sottolineato il presidente francese Emmanuel Macron, entrando al Palazzo Europa a Bruxelles. "I 27 leader responsabili nei confronti dei popoli d'Europa sono in grado di costruire unità e fiducia nell'Europa? Oppure, attraverso uno strappo, presenteremo il volto di un'Europa debole, minata dalla sfiducia?", ha chiesto il presidente Charles Michel durante la plenaria.
Secondo fonti europee, i leader dei Paesi "frugali" nella discussione avrebbero cercato più volte di spostare il focus della discussione dalla questione delle risorse del Recovery Fund e del Bilancio Ue 2021-2027 a quella della condizionalità sullo stato di diritto. Tentativi che sono stati tutti respinti, anche con l'intervento della cancelliera tedesca Angela Merkel. La sensazione, sottolineano le fonti di Bruxelles, è che stiano provando a far naufragare il vertice, ma per evitare di esporsi al biasimo, vogliano farlo deragliare sulla questione dello stato di diritto, una motivazione certamente più nobile di fronte all'opinione pubblica.
Per cercare di superare lo stallo, nel corso della giornata è stato organizzato un incontro proprio tra i Paesi del Sud Europa (Italia, Grecia, Spagna e Portogallo) e i quattro "frugali" (Austria, Olanda, Svezia e Danimarca). Presente alla riunione anche la premier finlandese Sanna Marin. "L'obiettivo principale della Finlandia - ha detto - è quello di contenere la quota di sovvenzioni. Se entro questo fine settimana non sarà possibile raggiungere un accordo, credo che i negoziati andranno avanti fino a lunedì. E' abbastanza chiaro che le dimensioni del Recovery Fund devono scendere".
Duro l'intervento del premier ungherese Viktor Orban in plenaria. "L'Olanda - ha detto - vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud dal Recovery Fund. Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell'Italia. Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche. Se li aiutiamo al momento giusto li aiutiamo due volte". Orban, durante la fase negoziale a Bruxelles, ha anche scritto un sms al leader della Lega Matteo Salvini. "Ho appena dichiarato che l'Ungheria è fermamente dalla parte dell'Italia", è il testo del messaggio.
In mattinata il premier olandese Mark Rutte ha parlato di "ottimo testo" della bozza sul meccanismo del super freno d'emergenza che riguarda la governance del Recovery Fund, e quindi il tema dell'attuazione dei piani nazionali delle riforme, "che ritengo sita lentamente guadagnando consenso". "Sono davvero contento, perché questa è stata una condizione cruciale per noi", ha aggiunto.
Sul tema è intervenuto anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz che, dopo la nottata di trattative, ha affermato: "I negoziati non sono ancora finiti, ma possiamo essere molto soddisfatti di essere riusciti a ottenere una riduzione dell'importo totale, che era la nostra richiesta principale, un aumento degli sconti per l'Austria e la garanzia che investimenti e riforme saranno controllati. E' davvero un ottimo risultato". Kurz ha difeso la scelta dei Paesi "frugali" di fare fronte comune: "Eravamo in quattro e ora siamo in cinque, unirci è stata sicuramente la decisione migliore perché, davanti a Paesi come Germania e Francia, i più piccoli da soli non avrebbero peso".