Carminati controllava tutto: il "mondo di sopra", e quello "di sotto", da cui proveniva. Era grazie a lui se gli equilibri criminali della città funzionavano. Una galassia di pregiudicati in cui ognuno aveva il suo nome di battaglia. Lui, il boss, "guercio", aiutato dal suo alter ego Riccardo Brugia, da "er Bombi" (Alberto Giannelli), "Bojo" o "Watson (Matteo Calvio), Rommel (Fabio Gaudenzi), "Freddi" (Ferdinando Mazzalupi). Ma tra tutti, quello che "spicca" di più è Calvio, il combinaguai della banda. Non godeva di buona considerazione da parte del capo, ne sono la prova i soprannomi poco edificanti che Carminati aveva scelto per lui: da "Watson l'elementare" a "lobotomizzato" e "scimunito". Però, nonostante la scarsa considerazione, quel sottoposto pasticcione, anni 47, corpulento e muscoloso boxeur, anche lui in manette al termine dell'indagine sul "mondo di mezzo" a Roma, era comunque riuscito a trovarsi un ruolo nell'organizzazione. Quale fosse, difficile a dirsi...
Le mansioni che doveva svolgere. Sebbene nato da una famiglia benestante e "avesse frequentato un ambiente borghese", così ragiona Carminati, resta sempre "un testa di m.. chia che si dedica a reati di piccola entità e all'uso di cocaina e di anabolizzanti. E ancora: è un "ignorante, capito, ignorante, poi c'ha quell'ignoranza stupida" che lo rende utile soltanto per compiti di basso livello in seno all'organizzazione.