Potrebbe essere riduttivo o anche non adatto chiamarla intelligenza artificiale, ma per definirla in due parole si tratta forse del termine che più si avvicina alla realtà. Stiamo parlando dell'Internet of Thing (IoT), o internet delle cose.
Come spiega l'Intel, colosso del settore della computeristica, si tratta "di una trasformazione tecnologica che cambierà in modo sostanziale le modalità di interazione del mondo. Le quattro aree chiave cruciali per il successo dell'IoT sono: interoperabilità, sicurezza, standard e scalabilità dell'ecosistema".
L'Internet of Thing rende infatti gli oggetti più intelligenti: qualunque “cosa” connettendosi ad internet interagisce con le altre e con una serie di database, migliorando se stessa e di conseguenza la vita delle persone o delle aziende che ne usufruiscono. Ne è un esempio la domotica (l'insieme delle tecnologie che rendono gli oggetti e gli ambienti della casa connessi tra loro).
La parola chiave è dunque self-awereness, ovvero la “consapevolezza” da parte dell'oggetto, che si confronta con l'ambiente circostante e agisce di conseguenza.
Sembra fantascienza eppure è realtà già oggi e, nonostante ciò, le previsioni potrebbero comunque lasciare perplessi. Grandi aziende specializzate nel settore, come appunto Intel ma anche Ericcson, concordano sul fatto che, nel giro di dieci anni (quindi entro il 2025), saranno connessi oltre 50 miliardi di oggetti per un mercato che potrebbe arrivare a valere circa 19 mila miliardi di dollari.
Nel corso del 2013, spiega l'Osservatorio Internet of Things della School of Management del politecnico di Milano sono stati interconnessi tramite rete cellulare sei milioni di oggetti, il 20% in più rispetto all'anno prima, riflettendosi in una crescita del mercato pari all'11%. Si parla di un settore che lo scorso anno ha generato circa 1.900 miliardi di dollari, una cifra che nel 2018 arriverà a toccare oltre 4.500 miliardi di dollari.
Tornando in Italia, il settore più in espansione al momento è quello delle SmartCar: sono oltre due milioni le automobili connesse e hanno portato, nel 2013, a una crescita del fatturato del 35% rispetto al 2012. Le auto connesse rappresentano il 47% degli oggetti IoT del nostro Paese, il 26% è rappresentato dai contatori intelligenti e da oggetti per la gestione remota dei macchinari, il 9% da SmartHome e il 5% da SmartLogistics.
Nonostante un pezzo d'Italia, quella delle grandi aziende, si stia muovendo in questo senso, seguendo cioè la scia dell'Europa che investe nell'IoT, c'è un'altra fetta importante che ancora è ferma: quella rappresentata in larga parte dalle piccole e medie imprese, spesso alle prese con le maggiori difficoltà dettate dalla crisi.
Internet e nuove tecnologie crescono e questo fa comunque ben sperare. In Italia, nonostante la crisi economica abbia portato a un calo generale dei mezzi di comunicazione, la rete continua a dare il suo contributo positivo. Il valore degli investimenti pubblicitari sull'online è cresciuto a due miliardi di euro. I dati sull'advertising, che da soli dovrebbero incentivare le imprese a investire sulla rete, presentati all'IAB Forum, indicano una crescita della pubblicità in internet pari al 12,7% sul 2013. Rispetto allo scorso anno la pubblicità su smartphone e tablet è cresciuta di oltre il 50%. Ed è proprio su questi due dispositivi che si basa la maggior parte della tecnologia IoT.
Le persone connesse sono sempre più, i dispositivi anche. Tra il 2003 e il 2010 il numero dei dispositivi è cresciuto notevolmente, passando da 500 milioni a 12,5 miliardi di dispositivi (da 0,08 dispositivi per persona a 1,84), si stima che nel 2015 e nel 2020 si attesteranno rispettivamente a 25 e 50 miliardi (3,47 dispositivi connessi per persona nel 2015 e 6,58 nel 2020).
Alla fine del 2013 gli oggetti connessi nel mondo erano 195 milioni, poco più di 0,02 per persona, se le stime che indicano 50 miliardi di oggetti connessi nel 2025 verranno confermate, il numero di"cose connesse" per persona arriverà a circa 6,25.