Vertice riconvocato domenica alle 12

Braccio di ferro tra l'Italia e i Paesi "frugali" sugli aiuti Ue | Conte: "Ora politica fiscale comune"

Nonostante la maximaratona negoziale sono ancora molti i nodi da sciogliere, soprattutto sul volume dei sussidi e la governance del Recovery Fund. Il premier olandese Mark Rutte guida il fronte delle "opposizioni"

Situazione di stallo al Consiglio europeo sul Recovery Fund, "E' un duro confronto con l'Olanda e i Paesi frugali", ha detto Conte. Il presidente del Consiglio Charles Michel ha proposto un compromesso che prevede una riduzione di circa 50 miliardi delle sovvenzioni a fondo perduto (da 500 a 450 miliardi, mentre i Paesi frugali ne proporrebbero 150), e un rafforzamento di 15 miliardi dei prestiti. Vertice riconvocato domenica alle 12.

Nonostante la maxi-maratona negoziale, sono ancora molti i nodi da sciogliere, soprattutto sul volume dei sussidi e la governance del Recovery Fund, con il premier olandese Mark Rutte che continua ad insistere sulla necessità di poter esprimere eventuali preoccupazioni sull'attuazione dei piani di riforma nazionali, e come estremo rimedio bloccare tutto.

L'Italia propone una maggioranza qualificata per il via libera ai fondi Inaccettabile per Giuseppe Conte e per lo spagnolo Pedro Sanchez, che tra venerdì e sabato non hanno mancato di confrontarsi duramente con il leader dei Paesi Bassi, respingendo l'ipotesi di un voto all'unanimità del Consiglio per il via libera agli esborsi ma anche del "super freno di emergenza", parte della nuova proposta complessiva messa sul tavolo in mattinata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Il governo italiano ha avanzato una modifica il meccanismo che può bloccare l'erogazione in fase di attuazione dei fondi del Recovery Fund. La proposta prevede che le decisioni vengano prese "a maggioranza qualificata e non all'unanimità"

Conte attacca l'Olanda sul "dumping fiscale" Il primo ministro italiano in particolare ha disseppellito l'ascia di guerra della politica fiscale comune, deciso ad affrontare "una volta per tutte quei surplus commerciali e dumping fiscali" (praticati ad esempio dall'Olanda) per poter finalmente competere "ad armi pari". Ad irrigidire ancora di più gli animi è emersa poi una nuova posizione della Svezia, che a nome anche degli altri "frugali" (Olanda, Austria e Danimarca), e con il sostegno della Finlandia, ha chiesto di non superare un massimo di 150 miliardi di euro di sussidi per il Recovery Fund.

Sullo sfondo è continuata poi anche la battaglia della condizionalità dei fondi sullo stato di diritto. Nonostante le foto che ritraggono Michel impegnato in bilaterali con l'ungherese Viktor Orban ed il polacco Mateusz Morawiecki, in un'atmosfera cordiale e rilassata su una terrazza all'aperto nella prima giornata di sole dopo molte di pioggia, i leader dell'Est si sono dimostrati determinati a lottare fino a quando qualsiasi riferimento non sarà stato cancellato dalla bozza di accordo. Una situazione "complicata" insomma, "molto più complicata del previsto", che Conte non ha esitato a definire uno "stallo".

L'ottimismo moderato dell'austriaco Kurz Moderatamente più ottimista è apparso l'austriaco Sebastian Kurz: sebbene "non ci sia ancora alcuna svolta - ha detto - la discussione si è avviata nella giusta direzione". A mediare, ancora una volta, la cancelliera Angela Merkel, impegnata in una moltitudine di riunioni in vari formati, quasi sempre con il francese Emmanuel Macron, spesso con Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. 

Sforbiciata ai trasferimenti a fondo perduto Anche se è attesa una nuova proposta, per ora la base del negoziato lascia intatto l'ammontare totale del Recovery Fund a 750 miliardi. E' cambiato però l'equilibrio tra i sussidi, scesi a 450 miliardi (dai 500 della precedente proposta), ed i prestiti, ora a 300 miliardi (da 250). Nonostante la sforbiciata ai trasferimenti a fondo perduto, tuttavia, è stata rafforzata di 15 miliardi la Resilience Recovery Facility (RRF) - il vero cuore del Fondo di rilancio che prevede allocazioni dirette ai Paesi secondo precisi parametri - aumentate da 310 miliardi a 325. Tra sussidi e prestiti, una dotazione da 625 miliardi di euro.

Il taglio ha riguardato invece la parte di sovvenzioni spacchettate tra i programmi. La vittima sacrificale è stato il Solvency Support Instrument (nella proposta precedente dotato di 26 miliardi). Il fondo a sostegno delle aziende entrate in crisi a causa della pandemia è stato azzerato. A farne le spese anche varie altre voci, dal supplemento a sostegno della ricerca Horizon Europe al Fondo agricolo per lo sviluppo. Intatti invece il Just Transition Fund, la dotazione integrativa per finanziare azioni di sostegno per i territori pù' in difficolta' sulla transizione ecologica (30 miliardi), su cui l'Italia punta ad esempio per l'Ilva, e RescuEu, la dotazione della Protezione civile rimasta invariata, con due miliardi di sussidi.