Limone sul Garda è un paesino incastonato fra i monti e le acque del lago, tanto che fino agli inizi del secolo scorso non era raggiungibile via terra. Isolato dal mondo, gode di un particolare microclima che favorisce la crescita di una vegetazione tipicamente mediterranea, come indica la toponomastica. Ed è anche un angolo di terra dove si è creato da sé un "elisir di lunga vita" tramandato di generazione in generazione nel dna di alcuni limonesi.
Era il 1752 quando Cristoforo Pomaroli e Caterina Zita, sposandosi, diedero "alla luce" una mutazione del gene che sintetizza la Apo A-1, proteina che, in individui normali, si sviluppa grazie al cosiddetto colesterolo buono e ripulisce le arterie dai trigliceridi. Gli abitanti di Limone invece, nonostante i bassi livelli di colesterolo buono, riuscivano ad eliminare velocemente i lipidi presenti nei tessuti periferici (arterie) attraverso fegato e bile.
Passano i secoli sulle rive del lago e Limone, nel suo isolamento, funge da piccolo incubatore per la mutazione genetica dominante, a insaputa degli stessi abitanti e del mondo. Finché nel 1970 un limonese trapiantato a Milano si sottopone a degli esami di routine in ospedale. Il suo quadro risulta anomalo e come lui il 3,5% della popolazione limonese. Il gene responsabile viene individuato e finalmente battezzato come "Limone", mentre la proteina sintetizzata Apo A-1 Milano.
Il dottor Cesare Sirtori, brevettata la sua scoperta, avvia la riproduzione in vitro della proteina. Anni dopo, nel 2003, viene pubblicato lo studio sulla sperimentazione su esseri umani, condotta dalla società fondata da Sirtori che viene presto acquistata da Pfizer, colosso farmaceutico americano specializzato in farmaci anticolesterolo.