FOTO24 VIDEO24 2

Crisi: cambiano le abitudini di consumo delle famiglie

Ancora in diminuzione le vendite al dettaglio, tante le famiglie orientate verso i prodotti low cost

ansa

Consumi ancora in calo, come spiega l'Istat: a settembre 2014 l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio segna, infatti, una lieve diminuzione (-0,1%) rispetto al mese precedente. E nella media del trimestre luglio-settembre 2014, l'indice mostra una flessione dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Sull'anno il calo è dello 0,5%.

In verità, come riferimento recentemente sempre dall'Istat, la spesa per alimentari era risultata fin qui stabile: da 468 euro era passata a 461 euro, "nonostante la diminuzione significativa di quella per la carne (-3,2%) e la messa in atto di strategie di contenimento della spesa". Il periodo cui si fa riferimento è però il 2013, anno che ha visto aumentare tanto la quota di famiglie che ha ridotto la qualità o la quantità dei generi alimentari acquistati (dal 62,3% del 2012 al 65%) quanto il numero di famiglie che si rivolge all'hard discount (strutture più limitate con prodotti non di marca). In termini percentuali dal 12,3% al 14,4%.

Lo scenario sembra tuttavia cambiare quest'anno. Nel primi nove mesi del 2014 le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione dell'1,3% e quelle di prodotti non alimentari dell'1,2%.

Anche la forma distributiva e la tipologia di esercizio rappresentano indicatori in grado di distinguere le differenze di consumo da parte delle famiglie. Nella grande distribuzione, ad esempio, le vendite di prodotti alimentari aumentano, in termini tendenziali, dello 0,1%, mentre quelle dei prodotti non alimentari diminuiscono dello 0,8%. Nelle imprese operanti su piccole superfici, invece, le vendite segnano un calo dello 0,2% per i prodotti alimentari e dell'1% per i prodotti non alimentari.

Dunque la crisi che si ripercuote sulle famiglie e sui singoli muta anche le abitudini di consumo. Si ricordi una recente indagine Coldiretti/Ixè: il 47% delle famiglie italiane (una soglia che si avvicina quasi alla metà) afferma che le difficoltà economiche hanno provocato una ricerca diversificata dei prodotti, più orientata a quelli low cost. Le famiglie, perciò, rinunciano a primizie e ad eccellenze culinarie virando sui punti vendita più economici. Possono essere quantificate in 3 milioni le famiglie che si recano nei discount.

Dati in qualche modo confermati dalle ultime rilevazioni Istat: per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, le vendite dei discount aumentano del 3,4%, mentre diminuiscono sia quelle dei supermercati sia quelle degli ipermercati (rispettivamente -0,6% e -2,5%).

Quali prodotti, infine, tra i non alimentari sono andati meglio e quali peggio? L'Istat risponde così: a settembre le vendite sono aumentate, in termini tendenziali, per i gruppi "giochi, giocattoli, sport e campeggio” (+0,8%) e "prodotti farmaceutici” (+0,2%). In tutti gli altri casi, invece, si registra una diminuzione del valore delle vendite. In particolare, la flessione più evidente comprende il gruppo "altri prodotti", cioè gioiellerie e orologerie, pari a -2,1%.

Espandi