L'impatto economico del rischio idrogeologico in Italia
Frane ed alluvioni rappresentano un problema concreto per il nostro Paese, chiamato a trovare una soluzione il prima possibile
Otto comuni italiani su dieci sono a rischio idrogeologico. Mettere in sicurezza il territorio da frane ed alluvioni è quindi una priorità – una delle tante – per il nostro Paese, che dopo gli ultimi episodi è ora alla ricerca dei fondi per le opere necessarie. La cui realizzazione potrebbe essere possibile anche grazie al contributo dell'Unione europea. Vediamo perché.
Mettere in sicurezza il territorio, oltreché fondamentale, potrebbe essere possibile grazie all'esborso di circa 8 miliardi di euro per 3.383 interventi necessari, stando ad una stima dell'Associazione nazionale bonifiche irrigazioni. Diverso il computo del ministero dell'Ambiente, secondo cui ne servono molti di più: 40 miliardi. Soldi ed opere che potrebbero ridurre il rischio idrogeologico a cui sono esposti ben 6.633 comuni italiani - l'82% del totale – dove vivono oltre 5 milioni e 798 mila cittadini, secondo l'ultimo report di Legambiente e della Protezione civile (Ecosistema rischio 2013).
L'Unione europea potrebbe essere la soluzione per reperire il denaro necessario, parte del quale (2.190 milioni di euro) è stato già recuperato dal governo dalle risorse non spese dal 1998 ad oggi e a cui vanno aggiunti i 180 milioni di euro stanziati dalla legge di Stabilità 2014 per il triennio 2014-2016.
Bruxelles potrebbe fornire un contributo prezioso, quindi. Dei 300 miliardi messi a disposizione di tutti i Paesi europei dall'UE per rilanciare gli investimenti, il nostro ne ha chiesti infatti 40. L'Italia vorrebbe così finanziare 2.204 progetti, che ne valgono quasi il doppio, anche grazie al sostegno della Banca europea degli investimenti e della Cassa depositi e prestiti. Scorrendo l'elenco dei progetti, i più numerosi (1.956) sono stati pensati per la prevenzione dei rischi idrogeologici che, insieme ai terremoti, hanno avuto un costo notevole per il nostro Paese: oltre 240 miliardi di euro dal 1944 al 2012, secondo un rapporto dell'Associazione nazionale costruttori edili.
Un computo che non tiene quindi conto di quanto accaduto degli ultimi mesi, dell'alluvione in Sardegna, di quella di Modena, Senigallia e Chiaravalle, passando per le alluvioni che hanno colpito il Refrontolo, il Gargano, Genova, Milano e delle piogge degli ultimi giorni che hanno causato danni all'agricoltura per 10 milioni di euro, secondo la Coldiretti. Dei 240 miliardi di euro stimati, 181 sono stati spesi per tanti terremoti che hanno colpito il nostro Paese mentre il restante 25%, (61,5 miliardi) è da "addebitare" al dissesto idrogeologico. A cui vanno aggiunti i 20,5 miliardi stimati dal 2010 al 2012, 13,3 dei quali quantificati per il terremoto in Emilia Romagna.
Il denaro speso per far fronte alle tante emergenze non tiene però conto delle (tante) persone morte a causa di una frana (3.302) o per un inondazione (692) tra il 1963 e il 2012, secondo una stima dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica.
È tuttavia sbagliato credere che il problema relativo al maltempo riguardi solo il nostro Paese. Anche in Europa le cose non vanno poi così bene: nel periodo compreso tra il 2000 e il 2012, solo le inondazioni sono costate 4,9 miliardi di euro l'anno. Costi che potrebbero toccare i 23,5 miliardi annui nel 2050, secondo uno studio condotto dall'International Institute for Applied Systems Analysis e il Joint Research Centre della Commissione europea (Increasing stress on disaster-risk finance due to large floods).
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