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A settembre esportazioni in crescita, ma saldi negativi con la Russia

L'export avrà un impatto positivo per la (timida) ripresa delle Pmi

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Dunque a settembre l'Italia ha fatto registrare ottime performance per quanto riguarda il commercio estero, a conferma di una vitalità delle nostre imprese nonostante la crisi e le difficoltà interne. Rispetto al mese precedente sono cresciute sia le importazioni (+1,6%) che le esportazioni (+1,5%), l'avanzo commerciale si attesta a 2,0 miliardi di euro (si stava a +0,7 miliardi nello stesso mese del 2013) e la bilancia, al netto dell'energia, è attiva per 5,6 miliardi.

Nei primi nove mesi dell'anno, quindi, il surplus commerciale ha raggiunto i 28,2 miliardi (erano 19 nel medesimo periodo un anno fa), raggiungendo quota 61,7 miliardi. È sempre interessante verificare la dinamica degli scambi commerciali, ora a maggior ragione, perché non va dimenticato il contesto geopolitico che ha caratterizzato i rapporti tra i paesi negli ultimi mesi, le tensioni tra Russia e Ucraina, le relative sanzioni, l'embargo con cui Mosca ha risposto all'Ue.

L'Istat informa che nel mese di settembre l'aumento delle esportazioni è dipeso soprattutto dalle vendite verso i paesi dell'area extra Ue (+4,1%), mentre quelle dell'area Ue hanno fatto rilevare una leggera contrazione (-0,7). Per le importazioni, invece, l'incremento congiunturale è “da attribuire principalmente a un aumento degli acquisti dall'area extra Ue (+3,3%), seguito dall'area Ue in lieve espansione (+0,4%)”. Più in generale, però, nel corso del trimestre luglio-settembre 2014, l'Istat ha evidenziato la diminuzione congiunturale delle esportazioni (-0,2%) per il calo delle vendite verso i paesi Ue (-0,9%) quando l'export verso l'area extra Ue è risultata in crescita (+0,7%).

Entrando più nello specifico la crescita tendenziale delle esportazioni (+7,4%) è sostenuta dall'aumento delle vendite verso il Belgio (+29,9%) – a cui arrivano soprattutto articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici –, i paesi OPEC (cioè i paesi esportatori di petrolio, +20,6%) – in aumento in quest'ultimo caso la vendita di mezzi di trasporto, esclusi gli autoveicoli – e gli Stati Uniti (+13,3%). L'import risente dell'incremento degli acquisti da India (+20,3.%), Spagna (+20,0%), Romania (+18,2%), Cina (+17,2%) e Repubblica ceca (+16,3%). Non deve perciò stupire l'andamento della bilancia commerciale: a settembre 2014 è risultata attiva nei confronti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Svizzera e paesi EDA (le economie asiatiche che non siano Cina e Giappone, quindi Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Malesia e Tailandia), mentre i saldi negativi riguardano Cina, Paesi Bassi, Germania, Russia e Belgio.

Il problema con la Russia lo aveva già sintetizzato lo scorso mese la Coldiretti quando aveva rilevato un crollo del 63% nelle spedizioni dei prodotti agricoli. Secondo i dati dell'Istituto per il Commercio Estero, il nostro Paese, nel 2013, con una quota del 4,8% (ed esportazioni del valore di oltre dieci miliardi), è stato il quinto maggior fornitore della Russia e il decimo, con una quota del 3,6%, per le esportazioni di tipo alimentare (del valore di 1.072 milioni di euro). Il gruppo Sace ha diffuso qualche settimana fa uno studio allo scopo di individuare delle situazioni ipotetiche derivanti dalle tensioni tra Mosca e Kiev. Ad esempio, nel caso di una ripresa degli scontri e prevedendo un allentamento all'inizio del 2015 (perciò immaginando un minimo inasprimento delle sanzioni), è presumibile che si avrà una contrazione delle esportazioni italiane del 10% nel 2014 e del 7% nel 2015, per un calo complessivo di 1,8 miliardi di euro.

Sul tema export c'è poi un ulteriore aspetto da tenere in considerazione. Negli anni della crisi l'Italia è stata capace di confermare un elevato surplus commerciale manifatturiero con l'estero, grazie alla vendita delle eccellenze del Made in Italy. Il recente rapporto Cerved ha evidenziato tutte le dfficoltà delle Pmi italiane (piccole e medie imprese), ma nella prospettiva di una timida ripresa nel biennio 2015-2016, comunque poco condizionata dalla domanda interna, ad avere un impatto positivo saranno proprio le esportazioni che "compenseranno" almeno un po' la reiterata riduzione dei consumi.

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