Primo trapianto in Italia di polmone da donatore a cuore fermo alla Fondazione Ca' Granda Policlinico di Milano. L'intervento è stato reso possibile grazie a una nuova tecnica messa a punto proprio al Policlinico, che potrebbe così aumentare il numero di organi disponibili al trapianto di circa il 20-30%. L'operazione è stata effettuata con la collaborazione con l'ospedale San Gerardo di Monza, il Centro nazionale trapianti, il Nord Italia Transplant program e l'Azienda regionale dell'emergenza urgenza.
La ragazza operata sta bene - Lo scorso ottobre in Australia era stato annunciata la realizzazione della tecnica che aveva permesso il trapianto di cuori che avevano cessato di battere da 20 minuti, aprendo così la possibilità di utilizzare più organi che sarebbero stati persi.
L'intervento a Milano è avvenuto il primo novembre, ed è stato effettuato su una ragazza di 36 anni malata di fibrosi cistica, già in lista d'attesa per il trapianto e ricoverata da quattro mesi. L'operazione, durata 18 ore, è riuscita e la paziente sta reagendo bene al decorso post-operatorio: potrebbe tornare a casa a fine novembre. I polmoni sono stati prelevati al San Gerardo, da un uomo di 45 anni morto per dissecazione aortica.
Il 20% dei malati muore in attesa di un organo - Il numero di pazienti in lista d'attesa per un trapianto è più alto del numero di interventi effettuati, a causa dei pochi organi disponibili: circa il 20% dei malati muore in attesa di un organo. In Lombardia nel 2013, degli 87 pazienti in lista per trapianto polmonare, solo 46 sono stati trapiantati, mentre 18 sono morti per mancanza di un organo.
Rispetto ai donatori con morte cerebrale, nei donatori "a cuore fermo" il muscolo cardiaco ha smesso di battere e gli organi non ricevono più ossigeno: la rapidità del prelievo diventa quindi essenziale perché questi non si deteriorino.
Polmoni preservati nel cadavere - Franco Valenza, del dipartimento di anestesia del Policlinico, con la sua équipe ha sviluppato una tecnica per preservare i polmoni nel cadavere, permettendo di allungare i tempi utili al prelievo nei donatori a cuore fermo.
Gli organi sono stati preservati nel cadavere per tre ore prima di essere prelevati; poi sono stati ricondizionati, ovvero "riparati" e "ringiovaniti" mediante perfusione e ventilazione extracorporea, tecnica introdotta in Italia proprio al Policlinico.