Il primo passo è stato fatto. Approvando il decreto legislativo per rimettere in funzione le commissioni censuarie, il Consiglio dei ministri ha avviato la riforma del catasto per rivalutare le rendite catastali. Gli italiani non affronteranno costi fiscali aggiuntivi, assicura il governo. Promessa che dovrà essere mantenuta per non gravare sul settore immobiliare, negativamente influenzato da una tassazione superiore alla media OCSE.
Le commissioni censuarie definiranno, attraverso la creazione di un algoritmo, i nuovi valori da utilizzare per gli estimi catastali. E così il (nuovo) valore di un immobile sarà calcolato in base ai metri quadri e non – come accaduto fino ad ora – sul numero dei vani. L'algoritmo terrà conto anche della qualità e dell'anno di costruzione dell'immobile, del suo stato conservativo e dei valori immobiliari della zona d'appartenenza. Si procederà poi al censimento dei circa 66 milioni di immobili con destinazione ordinaria e speciale sparsi per l'Italia, un'operazione che richiederà circa cinque anni. La riforma non avrà quindi effetti nel breve termine.
Mentre, nonostante le promesse dell'esecutivo, potrebbe averli sulle tasche degli italiani. Ad oggi i valori catastali – che misurano il canone annuo teorico ottenibile dall'affitto dell'immobile - sono sottostimati rispetto al mercato. Una volta rivalutati, sarà necessario ridurre le aliquote TASI-IMU. In caso contrario, spiegano ADUSBEF e Federconsumatori, le nuove rendite catastali comporterebbero un aggravio medio di 230-260 euro l'anno per gli italiani che possiedono immobili con una rendita catastale complessiva stimata nel 2013 a 36,5 miliardi di euro (dati Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate).
Uno scenario possibilmente da evitare per non chiedere un esborso ulteriore a chi è già alle prese con una tassazione sugli immobili superiore alla media OCSE e che ha permesso all'erario di incassare una somma superiore rispetto ai 9,2 miliardi ottenuti nel 2011 con l'ICI. Secondo l'ufficio studi di Confedilizia, solo nel 2014 la proprietà edilizia pagherà 24,8 miliardi di euro nel caso in cui tutti i Comuni applichino l'aliquota minima della TASI o 28 miliardi nell'eventualità in cui venga adottata l'aliquota massima. Cifra alla quale vanno aggiunti 500 milioni di gettito che il governo prevede di ottenere dalla tassazione IRPEF delle case non affittate.
Che effetto ha avuto l'IMU sul mercato immobiliare? Negativo, suggeriscono i dati. Solo nel 2012, anno in cui fu introdotta l'imposta, furono registrate 448 mila compravendite (-150 mila rispetto al 2011). Il calo più significativo per un settore lontano dai ritmi di crescita del decennio 1997-2007: le vendite sono passate dalle 807 mila del 2007 alle 403 mila dello scorso anno, stando alle stime del CENSIS. A detta del quale un'inversione di tendenza sarà impossibile prima della metà del 2015.
Eppure nel I trimestre del 2014, l'ISTAT ha certificato timidi segnali di ripresa. Sono tornate a crescere le convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari (+1,3%), ad uso residenziale (+1,5%) e ad uso commerciale (+1,6%). Un aumento possibile anche al maggior numero di "mutui, finanziamenti ed altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare" concessi, a quota 63.084 (+5%).