Ecco cosa comunichi quando fai un selfie
Quanto e come la rete ci sta cambiando
Apparentemente è simile al vecchio autoscatto, ma è creato per un altro scopo e attende sempre un giudizio: il selfie invade e rivoluziona la comunicazione sul web. Nel frattempo carenze di autostima e bisogno di approvazione si nascondono dietro al like in agguato e un recente studio ci aiuta a capire perché il mondo femminile ne è più coinvolto.
A chi non è mai capitato di trovarsi nel bel mezzo di un momento particolare e voler cogliere il magico ingrediente di un posto e un tempo speciali? Autoscatto è da sempre sinonimo di un momento da non dimenticare: indice di foto vagamente confuse e persino storte, esso è generosamente ricco dell'essere qui e ora, da soli o in compagnia, inebriati dal senso dell'attimo presente e con la voglia di registrare la scena.
In un certo senso rivolgere la macchina fotografica verso se stessi è il tentativo di creare una testimonianza. Un fermo immagine dedicato a chi? Su questo interrogativo si costruiscono le differenze fondamentali rispetto alla pratica del selfie, che solo apparentemente gioca le stesse regole dell'autoscatto e in realtà se ne allontana del tutto. Il selfie fin dal momento dell'ideazione nasce per essere condiviso: non è per se stessi, quanto più destinato agli altri. Attraverso un selfie si crea, in modo più o meno consapevole, un'immagine di noi stessi da dare in pasto allo sguardo altrui ed è attraverso gli altri che si attende una risposta, un feedback, un giudizio.
Il senso del giudizio parla attraverso i like espressi da amici e utenti sui principali social: critiche, faccine sorridenti, punti esclamativi sono una sferzata di autostima in grado di rinvigorire il senso di insicurezza, paure, bisogno di approvazione. Eppure, è davvero sano affidare a un generico altro il bisogno di sicurezza e approvazione che ognuno di noi nutre in misura più o meno rilevante? Di recente un team di psicologi statunitensi ha coinvolto un campione di 900 studentesse appartenenti a diversi college degli Stati Uniti. Un numero significativamente alto del gruppo preso in considerazione ha mostrato che numerose utilizzatrici di Facebook risultano attratte soprattutto dalle fotografie di parenti e amici: la percezione del proprio corpo mostra di divenire più problematica nel momento di confronto fra sé e le foto appartenenti ai conoscenti, immagini che spingono a guardare, pubblicare e attuare confronti con ulteriori scatti.
Da un'indagine svolta dalla Fondazione Ibsa in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano, emerge che nel 39% del casi si pubblica un selfie per divertire chi lo vedrà, mentre il 30% degli utenti indica come motivazione di base la vanità e per il 21% scatta la voglia di raccontare un momento della propria vita. Il sesso femminile inserisce fra i motivi alla base di un selfie il tentativo di mostrare chi è e cosa si prova: le donne si mostrano più attente ai commenti, positivi o negativi, con conseguenze importanti non soltanto sulla percezione di sé, ma anche sulla gestione della propria stabilità emotiva.
La verità è che nessuno all'infuori di noi stessi può suggerirci come pensare o vivere, né permetterci di acquisire quel senso di sicurezza necessario per affrontare con positività l'esistenza: premere un tasto e condividere una foto di se stessi, ricevere commenti entusiasti in grado di celebrare qualcuno virtualmente per un attimo di gloria, costruire un sé idealizzato attraverso il palcoscenico del web è una scorciatoia pericolosamente proiettata verso un profondo senso di insicurezza, fragilità, inadeguatezza.
Un percorso volto a migliorare l'autostima è un percorso che si rivolge all'interno: ogni essere umano è costretto ad affrontare momenti di intensa felicità così come capitoli difficili dell'esistenza, tuttavia osservare noi stessi dall'interno, risolvere le conflittualità rispetto ai giudizi riguardo le scelte prese e sintonizzarsi maggiormente su ciò che ci rende soddisfatti e in pace con noi stessi, può accadere solo quando ci permettiamo di ascoltare le nostre verità profonde e ci lasciamo andare a ciò che veramente pensiamo e desideriamo. Solo tu puoi fare la differenza nel momento e nelle modalità con cui guardi verso te stesso e ciò che hai da dire.
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