"Attenzione ai consigli dei più vecchi". A dirlo, rivolgendosi ai giovani presenti al Medimex di Bari, è Ivano Fossati. Un consiglio apparentemente banale se non fosse che il suo significato è l'opposto di quello che si potrebbe pensare. "I giovani devono fare di testa loro - spiega il cantautore -, perché chi è più anziano ha più esperienza ma interpreta il mondo in maniera diversa, con parametri spesso superati".
Nel suo nuovo ruolo di autore al 100% e romanziere, Fossati sembra trovarsi decisamente a suo agio. Rilassato, entusiasta per la possibilità di potersi dedicare esclusivamente a ciò che gli piace di più, non ha nessun pentimento per la scelta di ritirarsi dalle scene presa due anni fa. "È stata una scelta sofferta e ponderata - spiega -, presa con la convinzione che poi sarei stato bene. Una convinzione poi confermata dai fatti". Un piccolo rimpianto a onore del vero c'è. Smettere di incidere dischi ed esibirsi dal vivo non ha significato infatti abbandonare la musica. Lo studio sulla chitarra e il pianoforte si è anzi fatto più intenso avendo più tempo a disposizione. E quindi "mi dà molto fastidio pensare che tra due o tre anni sarò molto più bravo di quando ho deciso di smettere" scherza lui.
Dal suo punto di vista fuori dalla mischia il cantautore genovese può permettersi di giudicare il panorama musicale italiano con la giusta dose di durezza. "Mi capita di ascoltare la radio per ore e alla fine non mi rimane nulla - afferma -, non c'è la voglia di raccontare quello che accade, le cose importanti. La musica può essere anche divertimento ma non può concentrarsi sempre sulle sciocchezze". Qualcuno "salvato" c'è a dire il vero. "Caparezza ha trovato un modo nuovo e interessante per dire delle cose anche importanti e pur essendo molto divertente - dice Fossati -. Come l'ha trovata lui la chiave potrebbero farlo anche altri. Bisogna cercare le chiavi giuste".
E magari nel cercarle non farsi traviare dai consigli dei "vecchi". Fossati invita infatti i giovani a stare in guardia da chi rischia, magari in buona fede, di spegnere l'energia delle nuove leve. "La cosa più sbagliata che un produttore può fare è spingere un ragazzo a suonare come pensa lui - spiega -. Di solito manager, produttori e addetti ai lavori sono tutti più maturi dell'artista, e danno consigli dettati da una visione del mondo ancorata a vecchi schemi. Bisogna assecondare l'energia dei giovani e tutt'al più cercare di indirizzarla nel modo migliore". Parola di uno che un po' di esperienza ce l'ha.