Gli scienziati hanno creato un software che può decodificare l'attività cerebrale che crea "la voce nella testa" e la trasforma in parole. La scoperta dell'Università di Berkeley potrebbe aiutare le persone che non sono in grado di parlare a causa di un ictus o di una paralisi a tornare a esprimersi. La ricerca è stata pubblicata su New Scientist.
L'obiettivo è creare una protesi medica - Brian Pasley, autore della ricerca, spiega: "Se stai leggendo un giornale o un libro, senti una voce nella tua testa. Stiamo provando a decodificare l'attività cerebrale relativa a quella voce per creare una protesi medica che può permettere a chi non riesce a parlare di farlo di nuovo".
La squadra di ricerca ha iniziato a condurre i primi esperimenti nel 2011 e sta continuando a cercare pazienti affetti da afasia, una patologia che blocca l'abilità di comunicare. L'afasia può influenzare la capacità di esprimersi sia in maniera verbale che scritta. Tipicamente, si verifica dopo un ictus o una botta in testa.
Un "decoder" individuale - Nei primi test, gli scienziati hanno registrato l'attività cerebrale di sette persone che si stavano sottoponendo a un intervento chirurgico per l'epilessia, mentre guardavano un monitor con diversi video. L'attività del loro cervello è stata monitorata come se stessero leggendo il testo che sentivano.
Dai dati, i ricercatori hanno costruito un "decoder" personale per ogni paziente e l'hanno trasformato in una rappresentazione visuale. Gli scienziati credono che la tecnica potrebbe essere usata pure per leggere e riportare ciò che stanno pensando o dicendo.
Robert Knight, autore della ricerca, ha aggiunto: "Migliaia di persone potrebbero trarre benefici se potessimo ricostruire le conversazioni immaginate".
Parole pensate riprodotte (o quasi) - Negli studi successivi, effettuati nel 2012, i ricercatori hanno testato 15 persone che si erano già sottoposte a un intervento chirurgico al cervello per curare l'epilessia o eliminare un tumore. I pazienti hanno accettato di farsi posizionare 256 elettrodi sulla superficie del cervello, mentre ascoltavano altre persone parlare.
Un software ha analizzato l'attività proveniente dagli elettrodi e riprodotto la parola che i volontari avevano ascoltato o qualcosa di molto simile al primo tentativo.
Negli studi successivi, gli esperti potrebbero riuscire a "sintetizzare il vero suono che una persona sta pensando, o a scrivere le parole con un dispositivo a fare da interfaccia".