Il migliore augurio che si può a fare a uno come Marco Van Basten per i suoi magnifici 50 anni è quello di imparare, nei prossimi 50, a diventare normale, uno sempre speciale ma non troppo. Di imparare a sintonizzarsi con la testa, l'anima, il cuore al mondo reale, al quale lui - miracolo di talento con pochissimi eguali - non è per nulla appartenuto nei pochi ma abbaglianti anni in cui ha rivelato in Olanda, in Italia, ovunque, di essere un caposcuola dell'arte del calcio, il primo centravanti di ruolo degno di entrare nel privé dell'Olimpo di Eupalla, quello abitato da Maradona, Pelé, Di Stefano, dal suo mentore Johan Cruyff.
Quando a 28 anni - dunque poco dopo la metà percorso di questo suo mezzo secolo -, il destino e qualche medico fesso l'ha tolto dal suo palcoscenico naturale, Marco ha dovuto in qualche modo snaturarsi, anestetizzare la sua grandezza, mettere definitivamente nel cassetto il talento che gli rendeva tutto così facile e splendido. L'incantesimo, una volta sedutosi su una panchina, si è spezzato: come allenatore, Van Basten è stato assolutamente normale, se non addirittura mediocre. A volte in discussione, mai, certamente, proiettato ai vertici dell'ammirazione e dello stupore generale come quando creava gol come quadri d'autore. Qualcosa di inaccettabile, per uno nato così speciale, così pezzo unico. Questo, crediamo, non solo la scomparsa del caro padre Joop l'estate scorsa, lo ha gettato sui binari di una depressione per tanti così inspiegabile a fronte di una considerazione, persino di una riconoscenza e di un amore (da parte dei supporter olandesi e milanisti) che non è certo scomparsa con il tempo. E' che il mondo reale non ha tempo per il genio, e soprattutto il genio non riesce a ritrovarsi, a spiegarsi, nel mondo reale. Ma Marco Van Basten ha ancora tutto il tempo per sedersi, pensarci, prendere tutto quello che ancora può venire, compreso l'onda permanente delle sue fantastiche imprese da calciatori. E scoprirsi fuoriclasse unico anche nella normalità. Per ora auguri, e grazie da tutti quelli che si sono riempiti gli occhi delle sue meraviglie.