PRIMA AUTOCRITICA DI TEL AVIV

Scuse di Israele ai palestinesi per la strage di Kafr Qassem del 1956

Il presidente Likud, Reuven Rivlin, polemizza indirettamente con la destra radicale: "E' stato un crimine grave". E' la prima volta che una personalità di alto livello dello Stato fa autocritica su quel massacro

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"Un crimine grave è avvenuto qua. Furono impartiti ordini illegali, sui quali sventolava una 'bandiera nera'". Così ha detto il presidente israeliano Reuven Rivlin (Likud), commemorando a Kafr Qassem le 49 vittime arabe di un eccidio perpetrato nel 1956 dall'esercito d'Israele. E' la prima volta che una personalità di alto livello dello Stato fa autocritica su quel massacro.

"Dobbiamo guardare a quei fatti: è nostro dovere insegnare questo grave episodio e trarne le lezioni", ha aggiunto il presidente israeliano. La strage di Kafr Qassem, villaggio situato sulla cosiddetta linea verde che separa Israele dai territorio occupati è rimasta impressa nella memoria storica degli arabi israeliani che annualmente ricordano le vittime: agricoltori che il 29 ottobre 1956 tornavano dai lavori nei campi, ignari che nel frattempo nella zona era stato imposto il coprifuoco.

Una unità della Guardia di frontiera israeliana aprì il fuoco su di loro, colpendo indiscriminatamente uomini, donne e bambini, ora sepolti nel cimitero cittadino. Ogni anno la municipalità di Kafr Qassem ne ricorda la memoria: quest'anno, per la prima volta, il Capo dello Stato israeliano ha ritenuto di dovervi prendere parte.

In un discorso dai toni commossi, Rivlin ha affermato che Israele ha già ammesso in passato la responsabilità del ''crimine'' e si è scusato. ''Oggi sono venuto qua - ha detto nel municipio di Kafr Qassem - per condividere con voi il vostro dolore''. Polemizzando indirettamente con la destra radicale israeliana, Rivlin ha poi ribadito che "la minoranza araba è carne della carne di Israele", che nessuno potrà mai espellere e che ha anzi diritto ad una piena eguaglianza di diritti, anche se finora - ha ammesso - è stata vittima di discriminazioni nella distribuzione dei finanziamenti pubblici.