RIDERE E PENSARE

Tres, Amanda Sandrelli: "La famiglia? No ai pregiudizi, contano amore e rispetto"

In scena al Manzoni di Milano fino al 9 novembre la commedia racconta di tre donne mature che decidono di avere un figlio dallo stesso uomo. Protagoniste oltre alla Sandrelli sono Anna Galiena e Marina Massironi

© ufficio-stampa

Solitudine, infedeltà, prostituzione e maternità. Sono tanti gli argomenti che vengono trattati con leggerezza e ironia in "Tres", in scena al teatro Manzoni di Milano fino al 9 novembre. Protagoniste sono tre donne, Anna Galiena, Marina Massironi e Amanda Sandrelli, che decidono di avere un figlio dallo stesso uomo, Sergio Muniz. "Quella che vince è la famiglia - spiega la Sandrelli a Tgcom24 -, non nel senso tradizionale ma come rete di affetti".

Lo spettacolo, scritto dallo spagnolo Juan Carlos Rubio, arriva da noi nell'adattamento di Pino Tierno e con la regia di Chiara Noschese. Se in Spagna è stato premiato da un grande successo per la brillantezza del testo, da noi l'interesse aumenta perché il diverso contesto socio-culturale rende la storia più stimolante per smuovere pregiudizi e conformismi. Tre vite, tre solitudini, ognuna con le proprie peculiarità: c'è la presentatrice televisiva, di grande successo ma non così soddisfatta di ciò che fa (Anna Galiena); l'avvocatessa separata dopo essere stata tradita dal marito, molto ironica e apparentemente cinica (Marina Massironi). "E ci sono io - dice la Sandrelli -, la più sfigata di tutte: impiegata statale, vedova, un po' tonta, l'anello debole della catena". Dopo una notte di sbronze e confessioni, decidono di avere tutte e tre un figlio dallo stesso uomo.

Il povero Muniz fa la figura dell'uomo oggetto in balia di voi tre...
Considerati i secoli in cui sono stati gli uomini a usare le donne come oggetto, sarebbe un risarcimento davvero minimo. Ma non è così. In realtà tutto quello che appare in un modo in questa commedia si rivela diverso dall'apparenza. Ci sono molti colpi di scena, il testo è un meccanismo perfetto: una vera macchina da guerra.

Però lui sembra servire solo per soddisfare un desiderio di maternità delle tre protagoniste.
Senza svelare come va a finire la storia, posso assicurare l'intenzione non è per nulla quella di escludere l'uomo. Non cerchiamo un figlio senza padre, ma un figlio per noi, perché siamo senza partner. Non è uno spettacolo femminista. A volte ci hanno persino criticato perché le donne vengono fuori, in maniera ironica, anche nella loro ricerca di un uomo.

Cosa manca a Marisa, Carlotta e Angela?
Una famiglia. Che è molto di più di un uomo o dell'avere un figlio. E quando diciamo famiglia non la intendiamo per forza nella forma tradizionale, ma come una rete di persone che si vogliono bene e si rispettano, che pensano al bene degli altri e non solo al proprio. In questo senso i protagonisti dello spettacolo sono una famiglia.

Tre donne e un uomo per molti potrebbero rappresentare un concetto di famiglia a dir poco inusuale.
Per quanto mi riguarda è un concetto abbastanza ovvio, perché vivo in una famiglia allargata da sempre, ma capisco che non sia così per tutti. Proprio per questo penso che "Tres" oltre che divertente possa essere utile.

La risata resta un metodo utile per portare la gente a pensare?
Assolutamente sì. La lezione della commedia all'italiana di Germi, Monicelli e degli altri grandi è attuale ancora oggi. Spesso hanno obbligato a prendere atto di cambiamenti di costume che la gente ha già assorbito più di quanto si pensi, anticipando la stessa politica. Il teatro può fare la sua parte, perché noi dobbiamo far ridere o piangere, ma se poi piangendo o ridendo ti rimangono dei pensieri, sono un'esperienza di valore.

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