Lotta al cancro, raccolta solidale per dispositivo di risonanza innovativo
Consente di rintracciare tumori anche di tre millimetri. Per acquistarlo, l'Ieo ha dato il via a una campagna tramite sms o telefonate. Tgcom24 ha intervistato Giuseppe Petralia, medico radiologo del centro medico
Per scovare tumori piccolissimi e intervenire quando è più facile guarire, l'Istituto europeo di oncologia ha intenzione di acquistare un'apparecchiatura per la risonanza magnetica di ultima generazione. E' stata aperta una raccolta fondi tramite sms o chiamate da rete fissa al numero solidale 45597. La campagna, promossa dalla Fondazione Ieo, durerà fino all'1 novembre. Tgcom24 ha parlato con Giuseppe Petralia, medico radiologo dell'istituto.
Quali sono i vantaggi del macchinario rispetto agli altri?
"E' più performante. E' un' apparecchiatura di ricerca che permette di portare a livello superiore il livello della diagnosi consentendo di individuare tumori anche di tre o quattro millimetri perché le immagini sono di qualità superiore. Inoltre, c'è più comfort per il paziente perché la durata dell'esame è minore. Dura solo venti minuti, mentre la risonanza tradizionale ne richiede quaranta. Occorre ricordare che, come gli altri dispositivi di risonanza magnetica, non emette radiazioni".
Un macchinario di questo tipo sarebbe il primo in Italia. Ha dei limiti?
"Qualsiasi dispositivo non è miracoloso in sé. E' necessario che a immagini accurate seguano interpretazioni precise. Ci dev'essere un uso sapiente dello strumento. Qui, all'Istituto europeo di oncologia ci sono team di specialisti con il know how necessario in campo oncologico che permette di sfruttare al massimo le potenzialità del macchinario".
Il dispositivo contribuirà a migliorare il vostro metodo Diffusion Whole-Body. Di cosa si tratta?
"E' una tecnica innovativa di risonanza magnetica dell'intero corpo con ricostruzioni tridimensionali associate a immagini dettagliate assiali".
Questa tecnica è praticata da cinque anni nel vostro istituto. A che risultati ha portato?
"Abbiamo iniziato nel 2009, su più di 600 pazienti oncologici. Si è rivelata efficace nell'individuare i tumori più difficili, con rischio elevato di recidiva e con metastasi in sedi difficili da trovare con altre tecniche, come nel caso del melanoma. In seguito, abbiamo cominciato a testare il metodo su pazienti sani come metodo diagnostico. Al momento su poco meno di cento persone. In qualche caso è stato individuato il tumore, in altri casi patologie non maligne ma meritevoli di attenzione medica".
Potrebbero usufruirne pazienti provenienti da altre parti d'Italia?
"Non ho dati numerici in mano ma nella mia esperienza ho potuto osservare che oltre ai pazienti lombardi, regione dove ha sede l'istituto, ci sono malati provenienti da tutto lo Stivale, soprattutto dal Sud Italia".
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