Asem, accordo in tre punti sull'Ucraina tra Vladimir Putin e Petro Poroshenko
Milano, spiragli dopo il gelo con Angela Merkel. L'intesa tra Mosca e Kiev riguarda il memorandum di Minsk, il gas e le elezioni a Donetsk
La lunga giornata dedicata all'Ucraina a margine del vertice Asem di Milano non ha sciolto tutti i nodi anche se due importanti obiettivi sono stati raggiunti: far incontrare Vladimir Putin e Petro Poroshenko e confrontare i leader di Mosca e Bruxelles. Il dialogo che dopo l'accordo di Minsk del 5 settembre si era completamente interrotto è dunque ripartito.
Sono rimasti però i toni muscolari russi, rivolti soprattutto alla cancelliera tedesca Angela Merkel, determinata a portare a casa risultati concreti e spesso insoddisfatta dalla rigidità del leader del Cremlino. Il gelo tra i due è stato palpabile nell'arco di tutti gli incontri. Ma dalle chiusure totali della mattina, con il portavoce di Putin che parlava di "incomprensioni" e "forti divergenze", all'incontro faccia a faccia con Poroshenko, qualche spiraglio, per l'Ucraina, si è aperto.
La giornata è stata declinata da diversi incontri in diversi formati. Partiti all'alba con la riunione voluta dal premier Matteo Renzi che è riuscita a far ripartire il dialogo. "Sono stati fatti dei passi avanti", ha commentato il premier. E il primo era il fatto di essere tutti lì. E anche far passare il concetto che la Russia "va di nuovo coinvolta nelle grandi questioni internazionali".
I leader hanno deciso di "dividersi i compiti" per affrontare e approfondire i diversi dossier. Nel formato più ampio si è trovato l'accordo sul controllo dei confini attraverso i droni, nel formato a quattro (Germania, Francia, Russia e Ucraina) sono stati approfonditi i temi più spinosi: elezioni e gas.
Volutamente, nessuno ha mai pronunciato la parola "sanzioni" per evitare di far saltare subito un tavolo troppo importante per farlo sfumare nelle recriminazioni politiche. Infine si è lasciato spazio ai bilaterali (con il primo incontro di un'ora e mezza tra Renzi e Putin) e nel pomeriggio l'atteso, lungo, faccia a faccia tra Putin e Poroshenko. Al termine del quale il presidente ucraino ha annunciato un accordo raggiunto su tre punti (l'attuazione dell'accordo di Minsk, le elezioni a Donetsk "sulla base della legge ucraina" ed i parametri principali del contratto sul gas) aggiungendo però che non era stato raggiunto alcun accordo "concreto") sulle forniture di gas, proprio mentre il leader del Cremlino in conferenza stampa annunciava esattamente il contrario.
Resta il fatto che, anche sula spinosa questione energetica, il dialogo è ripartito e forse si potrebbe giungere ad un accordo entro il Consiglio europeo della prossima settimana, forse già al meeting in calendario a Bruxelles martedì prossimo. Proprio a Bruxelles Putin ha chiesto un intervento economico per aiutare l'Ucraina a pagare le forniture di gas della Russia.
Ma quello che la diplomazia, gli incontri e i bilaterali proprio non sono riusciti ad ottenere è stato il disgelo tra Merkel e Putin. Rafforzatosi sempre più negli ultimi mesi, dopo che la cancelliera sentenziò che il leader del Cremlino è "fuori dalla storia". E anche in questa due-giorni la cancelliera non ha gradito gli sgarbi dello zar, arrivato con fortissimo ritardo alla cena, costringendola a cancellare il bilaterale che avrebbe dovuto precederla.
Bilaterale che poi c'è stato, ma non è andato bene. Il Cremlino ha parlato di "forti divergenze", solo in parte appianate nel corso della giornata, e la Merkel che commentava: "Purtroppo non vedo aperture da parte di Putin". Poi la posizione si è ammorbidita: si lavora per arrivare a una tregua effettiva e si è deciso di portare avanti i colloqui a Vienna, per il controllo dei confini. Sulla questione della consegna del gas "si è raggiunto un avvicinamento" e c'è l'accordo sul fatto che l'applicazione del piano di Minsk è la priorità.
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