"Ho disegnato fino a cinque volte un uomo con una vanga, due volte un seminatore, due volte una ragazza con una scopa. E poi una donna con una cuffietta bianca che sbuccia patate, un pastore appoggiato al suo bastone e infine un vecchio contadino malato con la sedia vicino al fuoco. Adesso devo continuare a disegnare senza sosta zappatori, seminatori, aratori, uomini e donne." È il 1881 e Van Gogh, abbandonata la Scuola di Belle Arti di Bruxelles, studia da autodidatta. In una lettera presenta al fratello i suoi nuovi soggetti.
Mentre a Parigi si dipinge la vita moderna e la città è il fulcro dell'attenzione dell'artista impressionista, Vincent van Gogh ritorna nel paese dei genitori, nel Brabante, sud dell'Olanda. E la vita di campagna e gli umili che la popolano non possono che essere il punto di partenza della sua arte: quel mondo rurale per cui sente una viva solidarietà e che ha condiviso negli anni come predicatore.
Il colore e il segno sono dettati a loro volta dal soggetto: i toni sono scuri, fumosi, la pennellata è ruvida come i volti degli uomini e il legno dei tavoli. "Se un quadro di contadini sa di lardo, di fumo, di vapore di patate, meglio. Se un campo emana odore di grano maturo, o di patate, tutto ciò è proprio sano, soprattutto per la gente di città..." Van Gogh non vuole soddisfare un bisogno estetico ma cerca di lasciare qualcosa che esprima "un sincero sentimento umano". Non si tratta di denuncia sociale, non c'è esaltazione della nobiltà degli umili, ma solo una profonda solidarietà.
Van Gogh. L'uomo e la terra
Milano, Palazzo Reale
18 ottobre - 8 marzo
per informazioni: www.vangoghmilano.it/