Se già un tempo si faceva fatica a riconoscere nel malessere del proprio figlio adolescente qualche episodio di bullismo, magari subìto tra i banchi di scuola, oggi i genitori devono vedersela con ambiti a loro quasi sconosciuti, inaccessibili agli adulti che non abbiano una più che buona dimestichezza con la Rete. I dati dell'annuale indagine della Società Italiana di Pediatria (SIP) su un campione di 2107 studenti di terza media inferiore sono capaci di togliere il sonno anche ai genitori meno ansiosi.
Il 19% dei tredicenni intervistati ha dato il proprio numero di telefono a uno sconosciuto incontrato su Internet. Il 16,8% ha inviato una foto, il 24,7% ha rivelato la scuola che frequenta, l'11,6% si è incontrato con lui, il 5,2% ha accettato proposte di sesso online. L'11,2% del campione nazionale ha inviato o pubblicato su Internet selfie provocanti (percentuale che sale al 12,8% per le ragazze) e uno su due dice di conoscere qualcuno che l'ha fatto.
Visto lo scenario ci sono tutte le ragioni per non far dormire sonni tranquilli ai genitori degli adolescenti di oggi. Che sono più esperti di Internet rispetto a mamma e papà, ma con un bagaglio di esperienze di un tredicenne, facili prede di malintenzionati o vittime di molestatori. Il bullismo via Internet è per assurdo più pericoloso di quello "tradizionale": non abbandona mai la propria vittima che non può sentirsi al sicuro in alcun luogo. Inoltre le offese e le prese in giro raggiungono velocemente una piazza molto vasta, sono facilmente condivisibili da tutta la cerchia di amici.
Lo scenario è peggiorato velocemente in questi ultimi anni, da quando si è passati all'uso della Rete dal pc allo smartphone: la percentuale di adolescenti che si collega a Internet dal telefonino è passata dal 65% del 2012 al 93% nel 2014. Spiega Giovanni Corsello, Presidente della SIP "La migrazione degli adolescenti dal computer al telefonino rende difficilissimo per i genitori rendersi conto del tempo effettivamente speso dai loro figli sui social. Parlare di controllo non ha più molto senso. Le nostre risorse per prevenire comportamenti a rischio sono il dialogo, l'ascolto, l'etica comportamentale che noi adulti di riferimento abbiamo insegnato ai figli. I quali prima di essere adolescenti sono stati bambini".