Di femminismo si parla ancora e sempre più spesso. Ne ha parlato Emma Watson in un discorso alle Nazioni Unite, se ne parla in india nelle manifestazioni di piazza, se ne parla spesso con un'accezione vagamente negativa. Una mostra a Milano raccoglie l'opera fotografica attraverso cui tre artiste femministe degli anni '70 vedono loro stesse. Paola Mattioli, Tomaso Binga (nome d'arte di Bianca Pucciarelli) e Nicole Gravier riflettono sulla condizione della donna di allora e i loro autoritratti, mezzo per riflettere sulla percezione di sé, diventano oggi un'occasione per rileggere le tematiche femministe così come sono state espresse nel loro momento di maggior forza.
L'autoritratto è il mezzo che permette di riappropriarsi della rappresentazione di sé. Ma è anche un mezzo che costringe a confrontare quello che si è con quello che si vuol far vedere. Nei loro lavori le tre artiste si liberano della rappresentazione altrui per affermare la propria visione di sé. Ma non solo: le fotografie ritraggono quello che non va nella loro condizione di donne. Le attenzioni maschili che nascondono una volontà di controllo, l'ideale femminile trasmesso dai media e i cliché diffusi dai fotoromanzi, il rapporto fra identità e immagine riflessa dallo specchio. Un percorso che vuole essere personale ma anche collettivo: lo specchio di sé diventa l'altra donna, finché "è nell'altra che ritrovo frammenti diversi del mio stesso guardarmi"
Looking glass. Three feminist ways to self-portrait
Milano, Galleria Ciocca
16 ottobre - 13 dicembre
Per informazioni: www.rossanaciocca.it/