Giornata di fuoco in Senato, dove Palazzo Chigi pone la fiducia per il Jobs Act e dove si scatena la bagarre durante l'intervento del ministro del Lavoro Poletti. A contestarlo sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle, ai quali il premier replica: "Protestino pure, noi questo Paese lo cambiamo". E alla fine spunta un testo dei dissidenti del Pd.
Pronto documento dei 35 parlamentari della minoranza - In Senato viene presentato un documento stilato dalla minoranza Pd sul Jobs Act: si tratta di un testo, come spiega il senatore Miguel Gotor, con le firme di 26 senatori e 9 deputati, membri della Direzione Pd.
M5S: "Grasso come Rocchi di Juve-Roma" - Anche noi abbiamo un Rocchi, l'arbitro di Juventus-Roma #Grasso". Lo ha scritto su Twitter il senatore M5S Nicola Morra commentando l'espulsione del capogruppo pentastellato Vito Petrocelli per le accese proteste inscenate sui lavori sul Jobs Act e facendo un paragone tra Piero Grasso e l'arbitro del contestatissimo match di domenica.
Parla Poletti, caos M5S: seduta sospesa - Durante l'intervento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti si sono scatenate le proteste degli esponenti M5S, tanto da costringere il presidente del Senato Pietro Grasso a sospendere la seduta. Grasso ha inoltre sospeso il capogruppo dei Cinque Stelle, Vito Petrocelli, che aveva sventolato un foglio bianco in segno di protesta per la firma della delega in bianco che il governo intende farsi dare e poi porto 50 centesimi in segno di "elemosina".
Nuova bagarre per la richiesta di rinvio. Nell'Aula del Senato è scoppiata nuovamente la bagarre quando il presidente Pietro Grasso ha messo in votazione le richieste di variazione del calendario. Lega e M5s hanno occupato i banchi del governo, e contro Grasso c'è stato anche un lancio di fogli e libri, tra cui il regolamento del Senato. Dopo l'ostruzionismo delle opposizioni che ha tenuto bloccata l'Aula del Senato per oltre un'ora, il presidente del Senato Pietro Grasso ha messo ai voti tutte insieme le varie proposte di modifica del calendario che erano state avanzate con l'obiettivo di far slittare il voto di fiducia sul Jobs Act. Ma tutte sono state respinte dall'Aula di Palazzo Madama.
Nuova rissa al Senato - Una terza rissa è scoppiata dopo che Grasso ha sospeso la seduta per 40 minuti in attesa del parere della Commissione Bilancio di palazzo Madama, che deve completare l'esame del provvedimento su cui e' stata posta la fiducia. A quanto pare sono venuti quasi alle mani la capogruppo di Sel Loredana De Petris e il senatore del Pd Roberto Cociancich. I colleghi e gli assistenti d'Aula sono intervenuti a separarli.
Renzi: "Possono contestarci, ma cambieremo il Paese" - Interpellato sulle contestazioni in Senato, il premier ha risposto: "Possono contestarci ma la verità vera è che noi questo Paese lo cambiamo". E ancora, a margine dell'incontro con la nazionale femminile di pallavolo a Milano, ha aggiunto: "Al Senato porteremo a casa il risultato oggi, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: non molliamo di un centimetro e con tenacia raggiungeremo l'obiettivo".
"Credo - ha precisato - che siamo a un punto in cui l'Italia ha il dovere di cambiare. E quando si cambia c'è sempre qualche resistenza di troppo. Andiamo avanti con serenità, determinazione e tenacia, perché stiamo portando a casa tutti i risultati". Ha poi scherzato: "Il girone di ferro delle ragazze della pallavolo è un po' più difficile di quello del Senato". E, tra gli obiettivi da raggiungere, ha citato la creazione di 83mila nuovi posti di lavoro spiegando che "c'è ancora tantissimo da fare per restituire fiducia alle famiglie italiane".
Poletti: "Noi non ci lamentiamo, ma agiamo"Nel suo intervento sul Jobs Act consegnato al Senato il ministro Poletti ha detto: "Noi non ci limitiamo a lamentarci del fatto che ci sono pochi contratti a tempo indeterminato e troppi precari. Noi agiamo per modificare questa situazione".
La "scelta fondamentale per ridurre la precarietà per i lavoratori e dare certezza alle imprese - ha detto ancora il ministro - è un drastico riordino delle tipologie contrattuali con l'abolizione delle forme più permeabili agli abusi e più precarizzanti, come i contratti di collaborazione a progetto".
Poletti ha aggiunto che "sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie". E ancora, ha espresso l'intenzione del governo di "modificare il regime del reintegro così come previsto dall'articolo 18", "eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità".
"Il Paese sia amico delle imprese" - Con la delega sul lavoro, ha detto ancora Poletti, "vogliamo semplicità e certezza", sottolineando anche che l'incertezza è "veleno che uccide gli investimenti" e che è indispensabile che il Paese sia "amico delle imprese". "Siamo consapevoli - ha aggiunto - che il lavoro non si costruisce con decreti e leggi ma con la crescita e la crescita si fa con le imprese" che investono.
Troppi contratti, si cambia - L'emendamento del governo prevede di sfoltire, e quindi anche cancellare, le numerose forme contrattuali previste a oggi. L'obiettivo è quello di "semplificare, modificare, superare" le forme contrattuali che non siano più coerenti con il "tessuto occupazionale e il contesto produttivo".
"Sgravi per assunzioni" - Il governo punta a promuovere l'indeterminato con sgravi per le nuove assunzioni. Questa forma, dice Plazzo Chigi, deve diventare "la privilegiata" tra i contratti di lavoro "rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti".
Sempre questo tipo di contratto sarà inoltre il più conveniente da applicare anche grazie a "vantaggi su oneri diretti e indiretti". In pratica ci saranno meno contributi (previdenziali e assistenziali) da accompagnare, nei primi anni, ad esempio tre, alla deducibilità del costo del lavoro per i nuovi assunti dall'Irap o a specifici bonus.
Cambio mansioni ma tutela salario - Nel testo presentato dall'esecutivo è prevista la revisione delle mansioni del lavoratore in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale, per "la tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita ed economiche, prevedendo limiti alla modifica dell'inquadramento". Rispetto al testo iniziale è stata aggiunta la tutela delle condizioni anche dal punto di vista economico.