Ripresi, dopo una breve tregua, gli scontri armati al confine fra Armenia e Azerbaigian, secondo quanto dichiarano i governativi dei due Paesi caucasici. Il ministero della difesa di Yerevan afferma che le forze azere stanno "bombardando villaggi armeni con mortai e cannoni". Quasi speculare la dichiarazione rilasciata dal ministero della difesa di Baku, che afferma che sono ripresi gli scontri dopo che "gli armeni hanno bersagliato villaggi azeri".
Almeno 16 persone, per lo più militari fra i quali un generale azero, sono finora morte nei cannoneggiamenti reciproci che si sono protratti da domenica a martedì lungo il confine settentrionale fra le due repubbliche ex sovietiche, da sempre rivali e opposte anche dal contenzioso sulla regione del Nagorno-Karabakh, formalmente territorio dell'Azerbaigian ma di fatto controllato dagli armeni.
Yerevan e Baku si contendono da decenni il Nagorno-Karabakh: azeri e armeni si sono combattuti per sei anni in una sanguinosa guerra in cui hanno perso la vita circa 30mila persone. La fragile tregua siglata nel 1994 ha trasformato quello del Nagorno-Karabakh in un conflitto "congelato", ma che periodicamente si riaccende tornando a mietere vittime. Usa e Ue hanno sempre invitato le parti a deporre le armi. E lo stesso fa la Russia: Mosca è in buoni rapporti con l'Azerbaigian ma ancora di più con l'Armenia, che fa parte dell'alleanza militare Csto a trazione russa. La Turchia è invece alleata dell'Azerbaigian.