Emilio Girino, 51 anni, avvocato del foro milanese tra i più quotati nel settore economico, finanziario e societario, è il presidente dell'Associazione Alunni che organizza e assegna il Premio Ghislieri, l' "Oscar" a due eccellenze delle professioni prodotte dal Collegio pavese. "La nostra associazione è nata nel 1943 - spiega - e ha lo scopo di rappresentare una sorta di 'fil rouge' tra gli alunni di ieri e di oggi per mantenere vivo il senso si continuità e di comunità a prescindere dalle generazioni.
Infatti per definire questa appartenenza usiamo le parole ieri e oggi, non la parola ex. Non esistono degli ex del Ghislieri, c'è una missione di vita e di lavoro anche dopo, dentro e fuori dal collegio. Per quanto riguarda le finalità più operative, fungiamo da motore promozionale della storia e delle attività del Collegio, cerchiamo di fare conoscere la nostra realtà al numero più vasto di persone, raggiungere le menti che vogliono partire da una solida base culturale e ambire all’eccellenza".
Qual è lo scopo del Premio, invece? "I premi istituzionali attribuiti da un'associazione sottendono spesso un senso di autocompiacimento, quasi a volere sottolineare il fatto puro e semplice di essere i migliori. Il Premio Ghislieri invece ha una funzione diversa, vengono premiati un personaggio maturo e uno molto più giovane per dimostrare come in questo caso l'eccellenza sia reale e positiva. Non è concepito per noi stessi, ma per la società civile, che vi può individuare riscontri concreti.
Quest'anno abbiamo scelto Marco Vitale, un economista che ha avuto incarichi importantissimi in società quotate, un grande consulente aziendale che ha sempre creduto che anche il management di alto livello dovesse muovere da una solida base culturale. E con lui Christian Greco, a soli 39 anni direttore del Museo Egizio di Torino dopo essere stato una meravigliosa sorpresa dell'archeologia. Sta portando il Museo a una dimensione internazionale costruendo una nuova rete di contatti e di progetti.
Un antichista che sta diventando manager, praticamente l'incrocio perfetto con una carriera apparentemente agli antipodi con quella dell'altro premiato". Da ghisleriano doc, perché il Ghislieri non gode di una fama più ampia, sul modello di altre grandi università nazionali e internazionali? "Il mondo delle comunicazioni ha alzato il suo livello, mentre il Ghislieri ha sempre privilegiato la sostanza più che la forma.
Nell'immaginario collettivo, c'è la parola 'collegio' che lascia un minimo di dubbio, fa pensare a regole ferree, a vecchiumi repressivi.Niente di più contrario alla nostra realtà ed è anche per questo che ci muoviamo con l'Associazione con iniziative come il Premio e ancor più con una storia come quella di GhislieriMusica, nata 10 anni fa dall'intuizione di un alunno e diventata una scuola canora interfacoltà di successo, forte di 60 elementi anche esterni richiestissima in tutta Europa".
Nel mondo sempre più globalizzato, degli studi "crossover" è superspecializzati in più nazioni, che significato mantiene un Istituto come il Ghislieri? "Quello della conservazione della nostra tradizione, non certo per richiamo romantico, ma per efficacia di risultato pratico. L'obiettivo massimo è sempre mantenere in vita il talento italiano, anche e soprattutto quello di chi non possa economicamente permetterselo: a questo non rinunceremo mai.
Anche il Ghislieri si è naturalmente aperto all'internazionalizzazione, attua e promuove scambi di studenti con atenei prestigiosi a cominciare da Oxford e Cambridge. Col proposito di creare cervelli che non se ne vadano, e che al contrario ritornino e rimangano in Italia con l'orizzonte del mondo però negli occhi".