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Iraq, in fuga dall'inferno dell'Isis "Picchiate e stuprate dagli estremisti"

Leila e Sara sono state violentate e costrette a guardare i video delle decapitazioni eseguite dai jihadisti. Emergono così nuovi dettagli sulle atrocità compiute dagli estremisti dello Stato Islamico. Oggi le due donne fanno parte dei 2,8 milioni di iracheni sfollati

-afp

Hanno visto l'orrore con i loro occhi e ora raccontano l'inferno da cui sono fuggite. Sono due giovani donne, Sara, 15 anni, e Leila, di 19, catturate dagli estremisti dell'Isis nei loro attacchi alla minoranza yazida in Iraq. Scampate al massacro dello loro gente, sono state picchiate, stuprate e costrette a guardare i video delle decapitazioni eseguite dai jihadisti.

"In alcuni filmati si vedevano le teste infilate in pentole da cucina - ricorda Sara - E i miliziani ci chiedevano, 'sapete chi è questo? E poi si mettevano a ridere". Le ragazze - riporta il Global Post - sono state catturate, e quindi vendute come schiave o regalate. "Dalla disperazione una di loro si è impiccata, un'altra ci ha provato ma i jihadisti l'hanno fermata e picchiata a sangue", dice Sara, precisando che dopo quell'episodio, nessun'altra ha tentato di togliersi la vita. Anche lei, che ora si trova in un campo profughi vicino a Duhok, confessa di "aver pensato molte volte al suicidio".

Per Leila, invece, l'incubo è iniziato mentre cercava di fuggire a piedi dal villaggio di Sinjar con il marito e alcuni membri della famiglia. Gli estremisti li hanno catturati, costringendo gli uomini a sdraiarsi con la faccia a terra, e li hanno fucilati. Leila è stata invece portata a Mosul, e chiusa in un grande stanzone con un migliaio di altre donne.

"I jihadisti dell'Isis ci hanno chiesto di convertirci all'Islam, minacciando che altrimenti avrebbero ucciso tutti i membri della nostra famiglia". Alcune hanno ceduto al ricatto per salvare il padre, il marito, o il fratello. Leila, come Sara, è riuscita a fuggire e a raccontare la propria storia, offrendo nuovi dettagli sulle atrocità compiute dagli estremisti dello Stato Islamico. Oggi le due donne fanno parte dei 2,8 milioni di iracheni sfollati.

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