E' partita il 22 settembre la campagna "Sono bambina, non una sposa" per sensibilizzare contro la piaga dei matrimoni precoci e delle spose bambine. L'iniziativa, appoggiata da Onu italia, è partita da Palermo ed è stata ideata dalla sociologa palermitana Giorgia Butera, con la collaborazione della fotografa e grafica Alessandra Lucca, dell'esperta di Medioriente Valentina Polini e della fotoreporter Federica Simeoli.
Il lancio è avvenuto proprio in coincidenza la giornata sul tema delle spose bambine organizzata da Onu Italia e il manifesto, con la fotografia di Alessandra Lucca che immortala una bimba con fazzoletto biano in testa e bambolotto in braccio, ne è diventato il simbolo. Una campagna partita dalla Sicilia e da Palermo ma che arriverà a breve in Quatar
"Siamo convinte che il sapere diffuso e condiviso, per quanto riguarda la condizione dei diritti umani negata, possa contribuire a una presa di consapevolezza utile a un fenomeno di cambiamento" spiega la Butera. Il dramma delle spose bambine è una priorità dell'agenda italiana all'Onu. Quella di queste giovanissime donne è una condizione che ne limita l'istruzione, provoca danni alla loro salute fisica ed emotiva e trova spesso radici negli squilibri di potere tra uomini e donne.
Nel 2013 nei Paesi in via di sviluppo una bambina ogni 3 si sposa prima dei 18 anni, 1 su 9 e costretta a sposarsi addirittura prima dei 15. Le bambine prive di istruzione hanno il triplo di probabilità in più di sposarsi prima dei 18 anni rispetto a quelle con livello di istruzione secondario o più alto. Nei 4 Paesi in cui i matrimoni precoci sono più diffusi - Niger, Chad, Bangladesh e Guinea - oltre il 60% delle ragazzine prima dei 18 anni è sposata. Le figlie di madri giovani analfabete hanno la più altra probabilità di abbandonare la scuola, sposarsi giovani e ricadere nella povertà. Stiamo assistendo a spose bambine dell'età di 8 anni.