Dolce & Gabbana

Milano, sprint finale. In passerella Dolce & Gabbana, Ferragamo e Cavalli

La settimana della moda si avvia alla conclusione: dalla Spagna di Dolce all’eleganza discreta di Massimiliano Giornetti. Tutti i dettagli delle collezioni più interessanti

Un weekend pieno di appuntamenti importanti, quello appena passato, che ha avviato ufficialmente la Milano Fashion Week verso la conclusione, prevista per lunedì 22, prima di passare il testimone a Parigi per il rush finale della moda donna. Tanti i nomi in passerella: da Bottega Veneta a Roberto Cavalli, da Jil Sander a Salvatore Ferragamo, passando per Emilio Pucci e Dolce & Gabbana. L'ispirazione per il duo questa volta era la Spagna: la collezione è come sempre un trionfo di decorativismo, tra bolerini, gonne a balze e divise da torero ricamati e preziosissime.

La domenica è tradizionalmente il giorno di Domenico Dolce e Stafano Gabbana e questa edizione di Milano Moda Donna non fa eccezione. Il duo, che nel 2015 festeggerà i trent'anni del marchio, presenta una collezione dove l'ispirazione principale non è, per una volta, la Sicilia di Dolce, ma la Spagna. Instancabili portavoce di una femminilità sensuale, si susseguono in passerella abiti dove il pizzo nero è accostato a pois, righe e decori floreali, si vedono bustier, autoreggenti e guepiere mentre le uniformi dei toreri, qui in versione cortissima, non sono mai state così voluttuose.

Sempre di grande effetto l'uscita finale, con tutte le modelle in passerella e i due stilisti a salutare il pubblico. Un'affinità, la loro, che dura dal 1985 e che pochi giorni prima della sfilata era stata suggellata da Stefano Gabbana con una lunga e tenera lettera aperta a Domenico, inviata al Corriere della Sera. Lo stilista racconta i loro inizi nell'atelier del sarto bolognese Guido Correggiari e ripercorre le tappe della loro carriera, raccontando un sentimento che non si è mai spento, ma solo evoluto.

Domenica è stato anche il giorno di Salvatore Ferragamo, storico marchio fiorentino ora disegnato dallo schivo Massimiliano Giornetti. La sua collezione prende ispirazione da uno dei pezzi più famosi dell'archivio Ferragamo: la scarpa con zeppa denominata Rainbow, questa volta proposta in una versione monocolore. La maglieria, sapientemente lavorata tanto da richiedere fino a 40 ore per la realizzazione di un solo capo, è la vera protagonista, arricchita da frange e declinata in abiti e maglie. Non mancano i dettagli in rettile e gli ensemble nei colori neutri, testimoni di un'eleganza opulenta ma discreta.

Da Roberto Cavalli, invece, il defilé si è aperto con una serie di abiti da motivi etnici che hanno ricordato a tutti il periodo migliore dello stilista fiorentino: lunghi fino ai piedi, leggerissimi e dalle stampe vivaci e ricercate, sono perfetti per il red-carpet delle star. Una collezione particolarmente riuscita, quest'ultima, dove la camicia in denim chiaro si porta sul vestito dai ricami preziosi, accostato a zeppe importanti.

Sin dall'apertura di Gucci, lo abbiamo ripetuto più volte durante quest'ultima settimana: a Milano si è celebrato il ritorno degli anni Settanta, ma se c'è un marchio che da quell'estetica non si è mai veramente allontanato, quello è certamente Emilio Pucci. L'allure Seventies, rivista in chiave contemporanea, non ha mai abbondanato Peter Dundas, stilista norvegese dal 2008 alla direzione creativa. Mini-dress riccamente decorati, brillanti completi pantalone (a zampa, naturalmente) in arancio, frange e stivali scamosciati alti al ginocchio: non è una sorpresa che questo stile così riconoscibile del marchio, che appartiene alla conglomerata francese del lusso LVMH (la stessa di Louis Vuitton), ne assicuri il successo commerciale.

Tutt'altra atmosfera sulle passerelle di Marni, dove sfila una collezione grafica, dalle linee austere: dopo una serie di look nei colori neutri spezzati dal nero delle fasce annodate in vita, si vedono le stampe a fiori che hanno reso famoso il marchio disegnato da Consuelo Castiglioni. Gli stessi fiori del Marni Flower Market, allestito presso la Rotonda della Besana per festeggiare i vent'anni del marchio e rimasto aperto al pubblico per tutta la giornata di domenica.

Un'attitudine simile si rivede sulle passerelle di Jil Sander, Bottega Veneta e Gabriele Colangelo, che del minimal fanno la loro bandiera. Per la sua prima volta da Jil Sander Rodolfo Paglialunga rivisita l'archivio proponendo una collezione che ripercorre (e scompone nella loro essenzialità) le divise collegiali, mentre è la danza la disciplina che ispira Tomas Maier da Bottega Veneta. Sportswear sì, ma di lusso, che si trasforma in divisa quotidiana. Colangelo, dal canto suo, nonostante la giovane età è già maestro della sottrazione e della pulizia delle forme: una collezione dove si mescolano senza mai incontrarsi il bianco, i grafismi astratti e il denim workewear.

Era un omaggio alla figura poliedrica dell'artista torinese (oggi 96enne) Carol Rama, invece, la collezione primavera/estate disegnata da Antonio Marras. Dai dipinti di Rama, lo stilista sardo mutua i colori accesi e li distribuisce sugli abiti, incastrando le fantasie e moltiplicandole fra loro, per un risultato quanto mai gioioso e colorato.

Per concludere, due giovani promettenti, che in poco tempo sono riusciti a costruirsi un loro codice estetico, fortemente legato alla cultura internet. Si tratta di Mirko Fontana e Diego Marquez, i designer dietro ad Au Jour Le Jour: piaceranno alla giovanissime i look in denim e i vestitini glitter con stampe di gelati, orsacchiotti e frutta, portanti con le sneaker alte fino alla caviglia. Non per tutti, certo, ma cosa sarebbe la moda senza un po' di ironia?

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