L'assassinio dell'americano Paul Marshall Johnson è stato fatale alla "cupola" di Al Qaeda in Arabia. Nel blitz eseguito dopo la decapitazione dell'ostaggio, le forze di sicurezza saudite hanno ucciso a Riad quattro terroristi nella lista dei super ricercati: Abdul Al Muqrin, capo del gruppo "Al Qaeda nella Penisola Arabica". Nella sparatoria è morto anche un uomo del commando che il 22 maggio trucidò a Khobar il cuoco campano Antonio Amato.
Nel conflitto a fuoco ha perso la vita anche un altro componente del gruppo terrorista. Si tratta di uno degli uomini che compaiono nel video dell'assassinio di un americano. Gli agenti sauditi hanno anche arrestato dodici presunti militanti, uno dei quali avrebbe partecipato nel 2000 all'attentato al cacciatorpediniere Uss Cole, nello Yemen. Al Muqrin sarebbe stato ucciso con i suoi complici mentre cercava di liberarsi del cadavere di Paul Johnson, decapitato da pochi minuti.
Al Qaeda ha smentito la notizia, ma la tv saudita ha mostrato delle immagini del cadavere di Al Muqrin, così da convincere anche i più scettici. Anche questa volta l'organizzazione del terrore ha scelto di parlare attraverso un sito Internet, abitualmente utilizzato per rilanciare i comunicati di Al Qaeda. Il testo afferma testualmente: "Si tratta di un'informazione menzognera". "Viste le bugie sulla morte di Abdul Aziz Al Muqrin, assicuriamo che queste illazioni diffuse dai tiranni in Arabia Saudita hanno l'obiettivo di indebolire il morale dei mujahedeen nella penisola arabica", si leggeva nella nota apparsa sul sito.
Sulla dinamica del blitz restano alcune ombre. Secondo la televisione Al Arabiya, la sparatoria è avvenuta proprio mentre i quattro cercavano di sbarazzarsi del cadavere di Johnson. Altre fonti sostengono invece che il corpo dell'americano è stato trovato in un appartamento di Al Munisiyeh, nella parte orientale di Riad, e il blitz è stato successivo.
Di certo, si è trattato di un duro colpo per Al Qaeda. Muqrin, 33 anni, era considerato il nuovo luogotenente di Osama in Arabia. Sarebbe stato lui, che a 17 anni aveva lasciato la scuola per una carriera di mujaheddin in Afghanistan, a organizzare l'uccisione di cittadini americani e il sanguinoso assalto del 29 e 30 maggio al residence Oasis di Khobar, costato la vita a 22 persone, tra cui il cuoco italiano Antonio Amato.