Heiko Maas, ministro della giustizia tedesco e responsabile della protezione dei consumatori, ha chiesto a Google maggiore "trasparenza" sulle norme che regolano il motore di ricerca più utilizzato. Oggetto di dubbio in particolare è l'algoritmo artefice di ogni query su Google, e dal quale dipende l'indicizzazione di un dato sito. "Sappiamo che non essere indicizzati fra i primi risultati equivale a non esistere" fa notare Maas intervistato dal Financial Times.
"Credo che il potere di Google su consumatori e operatori di mercato sia eccezionale. Dobbiamo pensare a quali precauzioni utilizzare affinché questo potere non venga abusato". Continua Maas. Altro punto contestato all'azienda californiana è di favorire attraverso la ricerca l'utilizzo di altri prodotti Google. In Europa BigG si usa più che negli Stati Uniti: la quota nel mercato dei motori di ricerca è di oltre il 90% contro il 68%.
In seguito allo scandalo Usa sulla fuga di dati della National security agency americana, le pressioni da parte delle autorità europee sul colosso di Mountain View sono aumentate. Insieme ad altre aziende americane di tecnologia, Google è stato accusato di aver ceduto all'agenzia di spionaggio americana informazioni riservate sui dati personali dei consumatori europei, violando le norme Ue in materia di privacy. Google ha respinto le accuse.
Berlino vorrebbe ora mettere in atto una regolamentazione più stretta nella scambio di dati fra i due continenti. Nel frattempo sostiene una controversa ipotesi di legge che costringerebbe le compagnie americane ad informare le autorità prima di diffondere i dati di un cittadino europeo alle corti o al Governo americano.
"Se il mondo digitale non conosce limiti territoriali, allora un'azienda che fornisce servizi in Europa deve rispondere alle norme europee, a prescindere dallo Stato in cui ha la sua sede principale" ha ricordato il Ministro Maas. Dal canto suo Google fa presente che rivelare il proprio algoritmo esporrebbe la rete a spammer e hacker, oltre che essere lesivo della proprietà intellettuale, come ha ricordato anche l'ex ambasciatore americano a Berlino Robert Kimmitt.