Fuoricorso. Una anomalia tutta italiana, così li hanno definiti i ministri dell'istruzione che si sono alternati negli ultimi anni. E anche le università si sono date da fare nel punirli, aumentando le tasse a dismisura. Ma è davvero colpa loro? Un'indagine svolta da Skuola.net per conto di CEPU sembra scagionarli. Qualcuno forse si si aspetta di trovare, tra questi, una schiera di lavoratori full-time, ma si sbaglia di grosso. Il 67% dei ritardatari infatti, ammette di dedicare tutto il proprio tempo proprio all'università e di utilizzare metodologie di studio in linea con quelle dei colleghi in corso. Quali, allora, le cause di tanta lentezza? Ci si ricorderà dell'infelice commento dell'allora sottosegretario Michel Martone, che definiva “sfigati” i 28enni ancora alle prese con l'università, ma le cose stanno proprio così? Per più di 1 studente su 5, in realtà, c'è la consapevolezza di aver fatto una scelta sbagliata e l'amara constatazione di non amare quello che si sta studiando o quello che si è studiato in passato, costringendo quindi a cambiare in corsa. Una bella fetta di colpa, quindi, va ad un mancato, o sbagliato, orientamento universitario. Ma quali differenze ci sono tra uno studente in corso e un fuoricorso? Scopriamole insieme.
OK IL METODO E' GIUSTO – Sfigati perché non adottano un giusto metodo di studio? Non sembra essere questo il motivo per il quale molti studenti italiani non riescono a laurearsi nei tempi stabiliti. Stando alla ricerca di Skuola.net, infatti, le metodologie di studio tra studenti in regola e non si allineano: la maggior parte ripete ad alta voce, fa schemi e riassunti e sottolinea. Pochi, il 17%, si limitano alla sola lettura del libro di testo. Insomma su come studiare i nostri sembrano essere ben preparati.
TEMPO DI STUDIO PRE ESAME? SI FATICA MA NON SI ESAGERA – Se è vero che tra gli studenti più virtuosi la percentuale di chi dedica dalle 5 alle 8 ore al giorno allo studio è molto più alta rispetto a quella dei colleghi fuori corso, è anche vero che, in linea di massima, questi ultimi non sono sfaticati di prima categoria. Infatti gli universitari che passano dalle 3 alle 5 ore sui libri in preparazione degli esami, sono il 36% tra quelli fuori corso e il 32% fra quelli in corso.
STUDENTE LAVORATORE? NO FULL TIME – Solo 1 fuori corso su 5 ha dichiarato di essere uno studente lavoratore part time e 1 su 10 di essere impegnato full time. Il 67%, piuttosto, ha ammesso di dedicare tutto il proprio tempo a portare a termine il percorso di studi scelto e raggiungere la tanto agognata laurea. Anzi sorpresa, l'incidenza degli studenti lavoratori è maggiore, nel nostro campione, fra coloro che sono in corso. Non è un caso che solo il 20% dei fuori corso indica, come principale motivo del ritardo, l'impedimento legato al lavoro.
LA SCELTA SBAGLIATA – Insomma per 4 su 5 i motivi sono bene altri. Sono il 22% i fuori corso pentiti di aver scelto la propria facoltà. E tra chi cambia progetti strada facendo e chi, invece, insiste imperterrito nella propria direzione pur sapendo di rallentare così il ritmo, le file dei ritardatari si infoltiscono sempre di più. Si tratta, dunque, di una rivincita del fuori corso, da sempre etichettato come svogliato e sfigato ma, probabilmente, solo vittima di un orientamento universitario non all'altezza. Quindi la colpa in questo caso ricade principalmente sulla scuola e sul mancato orientamento. Tema peraltro del tutto assente nella buona scuola di Renzi e che speriamo venga ripreso grazie alle consultazioni online. Ma non manca chi accusa l'università: troppi esami, pochi appelli oppure livello di difficoltà del corso sul banco degli imputati.