Fino a oggi gli studi avevano lodato la funzione protettiva del caffè nei confronti del diabete di tipo 2. Ma l'ultima ricerca in ordine cronologico confuta le precedenti affermando che, chi è iperteso e predisposto geneticamente, può vedere aumentate le chance di sviluppare la patologia. Lo studio è stato condotto presso l'Ospedale di San Daniele del Friuli di Udine e presentato al congresso della Società europea di cardiologia di Barcellona.
La ricerca - Secondo i risultati, chi assume la bevanda eccitante è più a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, se già iperteso e predisposto geneticamente. Sono stati posti sotto la lente 639 soggetti ipertesi, facenti parte del progetto Harvest (Hypertension and Ambulatory Recording VEnetia Study), dai 18 ai 45 anni di età.
Il 74% beveva il caffè e di questi il 13% più di tre tazzine al giorno. Gli studiosi hanno sottoposto il campione al test del genotipo CYP1A2, enzima che metabolizza la caffeina, scoprendo che il 58% dei soggetti metabolizzava lentamente la bevanda.
Rischi raddoppiati con più di tre tazzine - La lunga assimilazione del composto comporta un aumento del glucosio nel sangue e, a distanza di sei anni, al 24% del campione è stata diagnosticata una forma di pre-diabete (cioè un aumento del glucosio nel sangue). Chi beveva da una a tre tazzine di caffè al giorno aveva il 34% di rischio in più, mentre nei forti bevitori che speravano le tre tazze il rischio è risultato doppio.