La Procura inglese ha ritirato il mandato di cattura internazionale emesso contro i genitori di Ashya King, il bimbo di 5 anni malato di cancro portato via senza consenso dal Southampton General Hospital e ora ricoverato in un ospedale di Malaga. Nella serata di martedì c'è stato il rilascio di Brett e Naghemeh King da parte dei giudici di Madrid: ora potranno andare a Malaga per riabbracciare il figlio.
L'annuncio del Crown Prosecution Service è stato accolto con grande soddisfazione dal governo che ha messo a disposizione dei King un oncologo pronto a raggiungere la famiglia in Spagna. Determinante nel risolvere il caso è stata una lettera in cui il comandante della Hampshire Police, Andy Marsh, che aveva lanciato la 'caccia' internazionale alla famiglia, ha detto che Ashya "ha bisogno di assistenza medica e dei genitori al suo fianco".
Si è arrivati a questo dopo che si è constatato che i genitori non potevano essere incriminati per il fatto di voler cercare le cure migliori per il loro figlio malato. Inoltre, come ha dichiarato la procura inglese, la vita di Ashya non era in grave pericolo come si pensava inizialmente e la sua famiglia aveva preso tutte le precauzioni per non fargli mancare nulla.
Intanto il piccolo è in buone condizioni ed è stabile nel reparto di oncologia pediatrica dell'Ospedale infantile di Malaga. Ha ricevuto la visita del fratello maggiore Danny, di 22 anni, il primogenito dei sette figli dei King, che si sta occupando della famiglia. Nella vicenda del bambino malato ha sicuramente avuto un ruolo importante l'attenzione del pubblico: 200mila persone hanno firmato una petizione online per la scarcerazione dei genitori che è stata consegnata a Downing Street.
"I miei genitori non sono sequestratori, vogliono solo il meglio per nostro fratello Ashya, con un trattamento alternativo a quello che stava ricevendo a Londra", ha ribadito Dani King al quotidiano il Sur Digital. Il giovane ha confermato che il padre e la madre avevano portato la famiglia in Spagna per vendere una proprietà a Marbella e pagare, con il ricavato, cure alternative alla radioterapia e alla chemioterapia per il piccolo Ashya, nella Repubblica Ceca.