Nuovo capitolo della saga che vede su fronti decisamente opposti Roberto Calderoli e Cecile Kyenge. Tutto ebbe inizio un anno fa quando l'allora ministro dell'Integrazione fu definita dal leghista "un orango", dichiarazione per la quale scattò una denuncia. Adesso Calderoli torna all'attacco e, dalle pagine del settimanale "Oggi" chiede al padre dell'europarlamentare Pd di "togliergli la macumba". La Kyenge ribatte: "Ora basta è una persecuzione".
Calderoli: "Troppe disgrazie in poco tempo" - "Sei volte in sala operatoria, due in rianimazione, una in terapia intensiva, è morta mia mamma e nell'ultimo incidente mi sono rotto due vertebre e due dita: forse è il caso di mandare un messaggio distensivo a papà Kyenge per chiedergli la revoca del rituale che mi fece": è l'appello di Calderoli, che fa riferimento riferimento al "cerimoniale" con cui Clement Kyenge e gli altri abitanti del villaggio del Katanga (Congo), pregarono per "scacciare lo spirito che ha spinto Calderoli a ingiuriare".
"Non sono superstizioso, ma dopo la macumba del padre della Kyenge..." - "Non sono mai stato superstizioso, ma dopo la macumba che mi ha fatto il papà della Kyenge mi è capitato di tutto e di più - aveva postato su Fb alcuni giorni fa l'ex ministro -. Non so se devo mettere un annuncio sul giornale o chiamare direttamente Bergoglio, ma io devo trovare assolutamente un esorcista".
La Kyenge: "Nessuna macumba, anzi un gesto di perdono" - Parole che per l'eurodeputata superano ancora una volta il segno: "Mi chiedo che religione pratichi Calderoli. - è la reazione della Kyenge - Io sono cattolica per cui non credo a tante altre pratiche o tanti altri riti che per me non esistono, per cui non sto dietro a queste sue esternazioni che secondo me vanno anche contro le credenze...".
"Calderoli continua a perseguitarmi" - In un'intervista rilasciata al quotidiano online Affaritaliani.it, la Kyenge assicura inoltre come non sia stata fatta alcuna "macumba" dal padre che, anzi, gli ha rivolto "un gesto di perdono e di accoglienza". Un perdono che però non eviterà al vicepresidente del Senato un processo per dichiarazione aggravata da odio razziale. "Il 30 c'è il processo e ci troviamo lì", assicura Kyenge, che aggiunge: "Mi sembra che la situazione di persecuzione continui. E in tutta questa situazione la persona perseguitata sono io".