Penultima nella classifica europea, l'Italia si conferma la nazione in cui si lavora di più ma con una produttività oraria bassissima. Questo la rende, indiscutibilmente, regina del lavoro mal svolto. L'abitudine Italiana è quella di intendere il lavoro prima di tutto come presenza in ufficio o sul posto di lavoro più in generale, e di valutare la qualità dello stesso soprattutto in base alle ore di presenza nella sede. Indipendentemente dal fatto che siano ore produttive o meno.
Molto spesso, manca un controllo attento della redditività e della produttività per ogni singola risorsa umana. Non viene tenuto conto della condizione personale dei lavoratori e di eventuali soluzioni di elasticità che consentirebbero di migliorare le prestazioni e la produttività.
I dati Eurostat – rielaborati dalla Banca d'Italia – sono molto chiari: nel 2000 (fatta 100 la media Ue), l'Italia si piazzava a quota 116, 8 punti, sotto a Francia (137) e Germania (124) ma sopra a Spagna (102,7) e Grecia (75,7). Esattamente dieci anni dopo, mentre Francia e Germania non hanno subito variazioni degne di nota, l'Italia è scesa a 101,5 punti. Addirittura in paesi come la Spagna (107,9) e Grecia (76,3) ancora in grossa crisi economica, il punteggio ha subito un aumento.
Gli italiani (e le italiane) hanno lavorato il 25% in più dei tedeschi producendo molto meno. L'analisi dei dati mostra che è necessario un cambio radicale dell'organizzazione del lavoro: maggiore flessibilità, intesa come una maggiore adattabilità di tempi e modalità di impegno professionale in base a esigenze aziendali e personali.
Molto più semplicemente, rendere più facile la vita alle mamme che, contrariamente alle donne single, hanno più problemi legati alla conciliazione tra lavoro e vita privata; lo stress derivante da questo, si riversa inevitabilmente sulla qualità del lavoro. Preoccupazioni, ansie e stress non fanno che irrigidire le donne e porle in una condizione di conflitto con il proprio lavoro, che magari, se messe in condizioni più elastiche, svolgerebbero con maggiore passione e professionalità.
La strategia per l'aumento della produttività non è una guerra tra mamme e single (o non mamme), semplicemente è quello che un'azienda dovrebbe preservare come il tesoro più grande; e se questo significa che occorre analizzare ogni risorsa umana per metterla in condizioni di aumentare la redditività del proprio lavoro, perché non farlo?
La presenza in ufficio fino alle 23 (magari a navigare sui social network o a leggere le riviste) non è sempre indice di integrità, morigeratezza e attaccamento alla professione, ma può essere indice di solitudine, non sempre sinonimo di produttività.