Il "Global Post", testata con la quale collaborava il giornalista americano James Foley, ha diffuso il testo dell'ultima mail mandata dall'Isis alla famiglia del reporter prima della sua esecuzione. Nella lettera, definita "un messaggio al governo americano e al suo popolo di cittadini-pecore", gli uomini dell'Isis avvertono che ora le loro "spade sono sguainate" e non si fermeranno "fino a quando non avremo placato la nostra sete del vostro sangue".
"Quanto a lungo la pecora seguirà il pastore cieco?": comincia così l'email alla famiglia Foley. Inviata il 12 agosto, sette giorni prima della diffusione del filmato della barbara decapitazione. Il "Global Post" ha diffuso la lettera con l'autorizzazione della famiglia del reporter.
"Vi abbiamo lasciati stare sin dalla vostra vergognosa sconfitta in Iraq", si legge nel testo, in cui si afferma inoltre che "la feccia della vostra società che viene tenuta prigioniera da noi ha tentato di entrare nella tana del leone ed è stata divorata". "Vi sono state date molte occasioni di negoziare il rilascio della vostra gente, con transazioni finanziarie, come altri governi che hanno accettato" ha scritto ancora l'Isis. In realtà il "Global Post" precisa che dopo oltre un anno da rapimento senza alcun contatto, il primo messaggio dei rapitori è arrivato il 26 novembre 2013, con una richiesta di denaro. Dopo che è stato provato che proveniva da chi deteneva davvero James Foley, è arrivata una sola richiesta di 100 milioni di euro o il rilascio di prigionieri non precisati da parte degli Usa.
"Ora siete tornati nuovamente a bombardare i musulmani in Iraq, questa volta con attacchi aerei e 'eserciti per procura', rimanendo in maniera codarda lontano da un faccia a faccia", affermano ancora i sequestratori, che si dicono "assetati del vostro sangue", e affermano infine che "voi e i vostri cittadini pagherete il prezzo dei vostri bombardamenti. Il primo dei quali sarà il sangue del cittadino americano James Foley! Sarà eseguita la sua esecuzione, come un risultato diretto delle vostre trasgressioni nei nostri confronti".