Tracce di monossido di carbonio sarebbero state rilevate nelle bombole utilizzate dai tre sub umbri morti il 10 agosto, durante un'immersione alle isole Formiche di Grosseto. Analoghe tracce sarebbero state rilevate anche nel sangue dei tre sommozzatori, secondo quanto si apprende dagli accertamenti disposti dalla Procura di Grosseto.
Gli accertamenti irripetibili sulle bombole sono stati eseguiti a Bergamo dagli esperti della ditta lombarda individuata dai consulenti della procura di Grosseto. Presente anche l'avvocato Riccardo Lottini, il legale che assiste l'unico indagato, Andrea Montrone, titolare del diving di Talamone che aveva fornito le bombole ai sub. Da quanto emerso da fonti investigative le tracce rilevate sarebbero state in misura letale.
Già le autopsie effettuate il 13 agosto avevano contemplato, tra le ipotesi, che i tre sub, Gianluca Trevani, 35, Enrico Cioli, 37, e Fabio Giaimo, 57 anni, potessero essere morti avvelenati. Rimane ora da capire come sia stato possibile che le bombole contenessero monossido di carbonio: se il problema ha riguardato le apparecchiature per caricarle o l'ossigeno stesso, se l'errore sia stato umano, se si sia verificato a terra, nel diving, o se le bombole possano essere state ricaricate a bordo dell'imbarcazione con cui i sub si erano recati alle Formiche.