Ecco un altro appuntamento con i giovanissimi reporter della Onlus Domus de Luna, associazione cagliaritana che si occupa di bambini e adolescenti in affidamento. Anche in questo caso sono loro a farci da guida tra le bellezze segrete della Sardegna, raccontate in un articolo, fotografie e immagini video. Dopo aver visitato lo spettacolare Canyon del Flumendosa, esploriamo ora Casa Modigliani e le miniere di Grugua, nella zona sud occidentale dell'Isola.
Questa storia comincia con un cartello arrugginito sul bordo della Strada Statale 126, all'altezza del passo di Genna Bogai, a 650 metri sul livello del mare: Grugua. Siamo venuti qui, tra Iglesias e Fluminimaggiore, guidati da una suggestione che ha il cognome di un pittore maledetto: Amedeo Clemente Modigliani. Modì.
Un dipinto a olio su tela del 1900 di Medea Taci, probabilmente dipinto proprio nella villa Modigliani, testimonia la presenza del pittore in Sardegna intorno ai primi anni del secolo. Sono tempi bui per la sua famiglia: l'impresa è fallita l'anno stesso della nascita di Amedeo ed è passata di proprietà alla Banca di Sassari, creditrice dei Modigliani. I Modigliani, grande famiglia di imprenditori e artisti, in questa località si dedicarono allo sfruttamento dei boschi di leccio per produrre carbone vegetale e tentarono anche la coltivazione dei giacimenti piombo-zinciferi.
Arrivati finalmente a Grugua dobbiamo fare un passo indietro di ben 500 anni per scoprire la storia di questo feudo vastissimo. Dal 1421 appartiene alla nobile famiglia Visconti-Gessa; una storia che si intreccia nei secoli con quella di altre famiglie potenti, come quella degli Asquer, e che meriterebbe una visita al paese di Fluminimaggiore. Fino all'arrivo dei Modigliani.
Dopo l'unità d'Italia infatti, con l'arrivo dei Savoia, il latifondo passa prima nelle mani del Gruppo Finanziario della famiglia Modigliani, poi alla famiglia Boldetti e successivamente alla Fondi Rustici, alla Banca Popolare di Sassari e alla Santa Ventura. Questi trasformarono le grandi leccete del territorio in carbonella per alimentare le industrie marsigliesi, mentre i giacimenti minerari, appena scalfiti da Punici, Romani e Pisani, furono riscoperti dai francesi della Malfidano che li sfruttarono con metodi moderni.
Riprendiamo il nostro viaggio. A pochi chilometri, troviamo i resti della miniera di Pranu Dentis, una delle numerose testimonianze dell'attività estrattiva dei francesi nel corso dell'ottocento. Di fronte alla palazzina della direzione, diroccata ma ancora in piedi, ci sembra di poter sentire il peso delle stagioni che si sono succedute e delle vicende umane che la pietra è rimasta a osservare. E se questa in fondo, fosse una storia scritta nella pietra? Siamo venuti per Modì, e abbiamo trovato storie ben più antiche da raccontare. Ma il tempo non ci basta per raccontare quello che è il primo parco geominerario al mondo riconosciuto dall'Unesco, patrimonio dunque di tutta l'umanità. Percorriamo un lungo sentiero sterrato che finisce nelle vicinanze di Cala Domestica, con le sue dune bianche e finissime e i resti dei magazzini delle miniere.
La strada verso casa ci offre ancora nuovi palpiti: lo scoglio del Pan di Zucchero. Masua. Nebida. Fontanamare.
Per informazioni sulla Onlus Domus de Luna, sito Internet www.domusdeluna.it/