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Delitto Lidia Macchi, svolta clamorosa Procura di Milano accusa Piccolomo

Varese, chiuse le indagini sull'uomo che si trova in carcere per il delitto delle mani mozzate. Lidia era stata trovata senza vita 27 anni fa nei boschi di Cittiglio

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Clamorosa svolta nel caso di Lidia Macchi, la ragazza di Varese trovata senza vita 27 anni fa, il 5 gennaio 1987. La Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio per omicidio volontario nei confronti di Giuseppe Piccolomo, come rivela Tgcom24. L'uomo è già in carcere per l'uccisione di Carla Molinari, nota come il delitto delle mani mozzate. Le indagini erano state aperte in autunno sulla base della denuncia delle figlie dello stesso Piccolomo.

Il sostituto procuratore generale di Milano, Carmen Manfredda, ha dunque depositato l'avviso di chiusura delle indagini. Le figlie di Piccolomo, Cinzia e tina, da anni dicevano di essere convinte della responsabilità del padre perché con loro, da piccole, si era più volte vantato del delitto di Lidia Macchi. Inascoltate per anni, a credere alle due donne è stata la Procura generale di Milano, che ha avocato le indagini dalla Procura di Varese aprendo un fascicolo per omicidio volontario nei confronti di Piccolomo.

Ora, con questo atto di chiusura delle indagini, la Procura generale ritiene di avere raccolto indizi sufficienti contro di lui per chiederne il rinvio a giudizio. Tra gli elementi che supportano le accuse, una foto di Piccolomo da giovane, che viene trasmesso da Tgcom24 in una puntata di Quarto grado e acquisito agli atti: l'immagine corrisponde all'identikit tracciato, a suo tempo, da tre donne che avevano denunciato di essere state molestate sul piazzale dell'ospedale di Cittiglio due giorni prima del delitto. Proprio su quel piazzale Lidia Macchi aveva parcheggiato l'auto prima di incontrare il suo carnefice.

Tra gli altri elementi a carico di Piccolomo vanno sottolineati: le similitudini con il delitto di Carla Molinari, per la dinamica e il depistaggio; la vicinanza tra la sua abitazione e il posto del ritrovamento del corpo di Lidia; il tipo di imballaggio usato per coprirne il corpo. Rilevante, e acquisita agli atti, anche l'intervista rilasciata da Piccolomo a Quarto grado in cui l'uomo, dichiarandosi estraneo all'omicidio, ammetteva però di essersi recato sul luogo del delitto.

A Piccolomo oggi la Procura contesta le aggravanti di "aver agito con premeditazione, di aver commesso l'omicidio per occultare il reato di violenza sessuale" e la "particolare crudeltà". Piccolomo in questi mesi, sempre in seguito alle dichiarazioni delle figlie, è stato indagato anche per l'omicidio della moglie, Marisa Maldera, morta in un incidente stradale che potrebbe aver nascosto, anche in questo caso, un omidicio.

La chiusura delle indagini anche sul delitto di Lidia Macchi consolida l'ipotesi che Piccolomo possa essere un serial killer. La Procura ha chiesto anche l'archiviazione per don Antonio Costabile, il sacerdote coinvolto nelle indagini a suo tempo dalla Procura di Varese, ma risultato definitivamente estraneo ai fatti.

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