Già il titolo parla di un amore, "God bless America", ma quella passione smisurata per gli States, non gli bastava. Voleva capire perché erano entrati così prepotenti, esclusivi, nella sua vita. A dieci anni quando giocava a cowboy e indiani. Per non fermarsi più, un italiano americanizzato, colonizzato consapevole. "L'America era già venuta a trovarmi, era ora di ricambiare la visita". Quello di Marco Turchetto è il diario di viaggio fotografico, didascalie lunghe e un racconto preciso, spesso disincantato.
© ufficio-stampa|Il Big Sur. Il sogno. La costa pacifica percorsa da San Francisco a Los Angeles, casa del sole e delle nuvole, dei fuoristrada dei farmers e delle decappottabili dei giocatori di golf. Tutto pare rilassato qui dove l’acqua pare avere quella antica e decantata forza purificatrice.
© ufficio-stampa|San Francisco, Alamo Square. Mr. Clifton ha raccolto negli ultimi dieci anni parecchie scarpe nelle quali piantava bulbi. La gente ha poi cominciato a regalargli calzature usate dalla buona tenuta.
© ufficio-stampa|Sotto la Sierra Nevada verso Yosemite Park. Un furgoncino già visto mille volte nei telefilm è lì abbandonato mentre cavalli selvaggi brucano l’erba: in quel contesto rappresenta nel migliore dei modi la caducità dell’essere umano.
© ufficio-stampa|Death Valley. Appare un lago in lontananza. Non è acqua. È sale. Cristalli di sale che luccicano in uno dei posti più bassi al mondo, sotto 80 metri dal livello del mare. Esci dall’auto e senti la pelle delle braccia che, dopo un paio di minuti, pare accartocciarsi.
© ufficio-stampa|Las Vegas: il regno delle capacità idrauliche, ingegneristiche, elettriche, informatiche e di progettazione dell’uomo. In questa fotografia è ripreso l’hotel New York New York, una struttura ricettiva composta da differenti, forse 12, torri collegate tra loro.
© ufficio-stampa|Il Rodeo. R maiuscola. Arrivati purtroppo con un giorno di anticipo, mentre i cauboi - si scrive così vero? - allestiscono la struttura, posizionano le coccarde con la bandiera americana, mentre furgoncini vanno e vengono trasportando bestiame e cavalli.
© ufficio-stampa|Antelope Canyon: dove la Natura, in casa Navajo, si prende gioco dell’uomo e rivela la propria capacità di costruire e colorare. L’acqua e il vento attraversano questo canyon portando in superficie minerali differenti creando cunicoli sinuosi dal cromatismo spinto.
© ufficio-stampa|La sella. Il ranch con i cavalli. La Monument Valley. Ecco, qui la prima vera emozione di un’America rurale e nativa. Mille ricordi, sparatorie, rincorse, trattati di pace, fumate di calumet, totem, danze della pioggia. Silenzio. Soprattutto il silenzio accarezzato dal vento.
© ufficio-stampa|Il Central market di Los Angeles: una scoperta. Stupisce la notevole dimensione della frutta in generale. Grande, grossa e sana. Insomma, frutta americana.
© ufficio-stampa|Los Angeles City Hall: il municipio della metropoli californiana rappresentava per Turchetto, con tutte le bandiere al vento, una delle icone della suainfanzia. Nelle storie di Superman, infatti, uno dei supereroi preferiti dell'autore, il palazzo era la sede del quotidiano "Daily Planet" dove lavorava Clark Kent. Inoltre, il palazzo è rappresentato sul distintivo della polizia locale LAPD. Insomma, una struttura solida e massiccia che pare viva.
© ufficio-stampa|La copertina del volume.
© ufficio-stampa|Il Big Sur. Il sogno. La costa pacifica percorsa da San Francisco a Los Angeles, casa del sole e delle nuvole, dei fuoristrada dei farmers e delle decappottabili dei giocatori di golf. Tutto pare rilassato qui dove l’acqua pare avere quella antica e decantata forza purificatrice.
© ufficio-stampa|San Francisco, Alamo Square. Mr. Clifton ha raccolto negli ultimi dieci anni parecchie scarpe nelle quali piantava bulbi. La gente ha poi cominciato a regalargli calzature usate dalla buona tenuta.
© ufficio-stampa|Sotto la Sierra Nevada verso Yosemite Park. Un furgoncino già visto mille volte nei telefilm è lì abbandonato mentre cavalli selvaggi brucano l’erba: in quel contesto rappresenta nel migliore dei modi la caducità dell’essere umano.
© ufficio-stampa|Death Valley. Appare un lago in lontananza. Non è acqua. È sale. Cristalli di sale che luccicano in uno dei posti più bassi al mondo, sotto 80 metri dal livello del mare. Esci dall’auto e senti la pelle delle braccia che, dopo un paio di minuti, pare accartocciarsi.
© ufficio-stampa|Las Vegas: il regno delle capacità idrauliche, ingegneristiche, elettriche, informatiche e di progettazione dell’uomo. In questa fotografia è ripreso l’hotel New York New York, una struttura ricettiva composta da differenti, forse 12, torri collegate tra loro.
© ufficio-stampa|Il Rodeo. R maiuscola. Arrivati purtroppo con un giorno di anticipo, mentre i cauboi - si scrive così vero? - allestiscono la struttura, posizionano le coccarde con la bandiera americana, mentre furgoncini vanno e vengono trasportando bestiame e cavalli.
© ufficio-stampa|Antelope Canyon: dove la Natura, in casa Navajo, si prende gioco dell’uomo e rivela la propria capacità di costruire e colorare. L’acqua e il vento attraversano questo canyon portando in superficie minerali differenti creando cunicoli sinuosi dal cromatismo spinto.
© ufficio-stampa|La sella. Il ranch con i cavalli. La Monument Valley. Ecco, qui la prima vera emozione di un’America rurale e nativa. Mille ricordi, sparatorie, rincorse, trattati di pace, fumate di calumet, totem, danze della pioggia. Silenzio. Soprattutto il silenzio accarezzato dal vento.
© ufficio-stampa|Il Central market di Los Angeles: una scoperta. Stupisce la notevole dimensione della frutta in generale. Grande, grossa e sana. Insomma, frutta americana.
© ufficio-stampa|Los Angeles City Hall: il municipio della metropoli californiana rappresentava per Turchetto, con tutte le bandiere al vento, una delle icone della suainfanzia. Nelle storie di Superman, infatti, uno dei supereroi preferiti dell'autore, il palazzo era la sede del quotidiano "Daily Planet" dove lavorava Clark Kent. Inoltre, il palazzo è rappresentato sul distintivo della polizia locale LAPD. Insomma, una struttura solida e massiccia che pare viva.
© ufficio-stampa|La copertina del volume.
Un osservatore attento, innamorato qualche volta deluso. Ci si ritrova in questo libro, quasi 200 pagine di emozioni e sensazioni, una guida da mettere in valigia. Quattro stati, inizio e fine a Los Angeles, California. In mezzo Nevada, Arizona, Utah.
Ci sono ancora i miei Cauboi dei giochi da bambino? E “ELEI” sprizza veramente cinema e star a ogni via? Ridatemi Marylin. Domande e tentativi di risposte. Azzeccate o sbagliate. Questo è il bello.
“Ah ecco, mi sembrava meglio in tv”. Quella dei telefilm, dei film, della musica rock e canzoni country, di Yoghi e Bubu. Prova e controprova. E intanto Turchetto – accanto la moglie Silvia copilota e organizzatrice - macina quasi 6000 chilometri, punta la macchina fotografica, imprime volti e immagini . Duecentocinquantasette, quelle stampate, con generosità.
Solo un ritratto, abbracciato a Marylin, a pagina 42.
Curiosa l'ovvio, annusa odori solo immaginati, cattura nuove visioni del tutto personali, scrive Turchetto. Che tanto personali poi sembrano non essere riconoscibili in tutti quelli cresciuti a pane e America.
Un libro, ma anche una guida che accompagna il lettore, man mano che il viaggio prosegue. Una soggettiva infinita, il viaggiatore - e non il turista – che si perde tra stupore e conferme, tra disillusioni e commozioni.
E aneddoti, tanti, storici, quotidiani, perché quello che conta è parlare con gli americani veri, mica quelli delle tv! Che solo talvolta coincidono. E si ritrovano gli hippies, gli avventori delle tavole calde, gli homeless.
Un elenco di primi attori, spesso comprimari di panorami spettacolari, di una natura possente, immensa, che penetra negli occhi. L'America delle città, degli hotel in mezzo al nulla, dei parchi infiniti, delle coste oceaniche e dei canyon deserti. Delle mille nazionalità e del sogno ininterrotto. Il mondo in un paese. Che sembra non cambiare mai.
Marco Turchetto, nato a Treviso, ex giocatore di rugby, ed ex sportivo delle Fiamme Oro, ex insegnante di inglese, è laureato in comunicazione Internazionale, da undici anni coordinatore dell'ufficio stampa della questura di Milano. Tre grandi amori, la moglie Silvia, la fotografia – ha esposto in diverse mostre – e il rugby a cui ha dedicato il primo libro, "Rugby love".
God Bless America
Marco Turchetto
ACAR edizioni
192 pagine
257 fotografie
28,50 euro