AL GIFFONI EXPERIENCE

Giuliano Sangiorgi al Giffoni: "Il Sud deve essere un punto di arrivo"

Trionfale concerto dei negramaro, tra musica, cinema e teatro. Ospite del Festival anche il mago della fotografia, Vittorio Storaro

© ufficio-stampa

"Ma chi lo ha detto che il sud d'Italia deve per forza essere un punto di partenza, e non un punto d'arrivo? Non è un caso che noi siamo partiti con il nostro tour da San Siro per chiuderlo a Lecce il 26 luglio, dopo due tappe a Taormina". A parlare è Giuliano Sangiorgi, leader dei negramaro, dopo il concerto della band al Giffoni Experience.

Allo stadio Troisi è successo di tutto: si è ballato, si è fatto teatro, sono saliti sul palco i protagonisti di Gomorra Marco D'Amore e Salvatore Esposito che hanno recitato un brano di "Viaggio in Italia" di Goethe, "parole dirompenti come mille chitarre rock", ha spiegato Sangiorgi. Lo show si è chiuso con la voce di Giuliano e le parole di "Un amore così grande", il brano che ha fatto da colonna sonora ai mondiali sfortunati per l'Italia.

Il gruppo ha riproposto, assieme ai due attori rivelazione della serie Gomorra, "Teatro 69", l'esperimento d'arte iniziato durante il tour del 2010 in cui i negramaro hanno unito musica, cinema e teatro (con la partecipazione di decine di grandi attori, da Michele Placido a Pierfrancesco Savino, da Claudio Santamaria a Paolo Rossi) davanti alle loro platee rock. "Il Sud è sempre stata una terra fertile di arte e cultura che ci invidiano in tutto il mondo - ha spiegato Sangiorgi -. Credo che fondamentalmente ci sia stato sempre un divario economico importante, che crea la crisi, ma la crisi a sua volta crea intelletto per poterne uscire. Mi fa piacere essere del Sud, e allo stesso modo non sentirmi del Sud ma cittadino del mondo con i negramaro".

Storaro: "Gesù fondamento della mia vita" - A Giffoni sabato è stato il momento anche del mago della fotografia cinematografica, Vittorio Storaro. "La figura di Gesù è stato il fondamento della mia vita, umana oltre che professionale - ha detto -. Mi ha sempre affascinato la sua storia che ho approfondito in tutte le sfaccettature e studiato nelle diverse arti, dalla pittura, alla scultura, al cinema".

Storaro ha ricevuto il Premio Truffaut alla carriera. "Il mio primo grazie lo devo dire a un proiezionista incontrato ormai molti anni fa, che mi ha fatto amare il cinema e spinto a studiare fotografia - ha raccontato -. Il mio cinema è come un libro nel quale ogni capitolo è stato scritto grazie, e insieme, alle persone con cui ho lavorato, Bertolucci, Coppola, Beatty. Ognuno di loro mi ha arricchito. Con Bertolucci ho approfondito la relazione tra conscio e inconscio, con Coppola ho conosciuto un tipo di mondo più emotivo, e lì è iniziato il mio studio sui colori. Warren Beatty, invece, si addentra nel passaggio dalla vita emotiva a quella razionale e questo mi ha portato ad approfondire il contrasto tra luce e ombra".