MERCOLEDI' 16 IL VOTO

Tiene il Patto del Nazareno, la riforma del Senato approda a Palazzo Madama

Sempre più vicino il Senato non elettivo: si vota mercoledì 16. Nel testo anche un nuovo quorum per eleggere il Capo dello Stato

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Presentarsi all'Europa con un'Italia pronta alle riforme: è questo l'obiettivo del premier Matteo Renzi che mercoledì 16 potrebbe arrivare alla cena dei Capi di Stato e di governo al Consiglio Europeo con in tasca i primi sì sulla riforma del Senato non elettivo. Il testo, nato dal Patto del Nazareno, approda a Palazzo Madama. Giovedì pomeriggio la parola ai relatori, poi tre sedute no-stop per gli emendamenti e, proprio il 16, il voto.

Passa l'emendamento che recepisce l'accordo fra maggioranza e Fi per un Senato nuovo, eletto non più direttamente ma dai consigli regionali in proporzione alla consistenza dei gruppi consiliari.

Cambia il quorum per eleggere il Capo dello Stato - Ma c'è un'altra novità: il nuovo quorum per eleggere il Capo dello Stato, con una modifica approvata in commissione, che sposta dal quarto al nono scrutinio l'elezione del Presidente della Repubblica a maggioranza assoluta. Il quorum - ovviamente dopo la doppia lettura necessaria - resta dei due terzi nei primi quattro scrutini, scende a tre quinti nei successivi quattro, e solo dalla nona votazione si abbassa alla maggioranza assoluta dei "grandi elettori" (630 deputati e 100 senatori, senza più i 58 rappresentanti delle Regioni).

Più firme per i referendum abrogativi, via le Province - Cambia, nel ddl Boschi, anche il numero delle firme necessarie per proporre un referendum abrogativo: 800 mila, contro le 500 mila di adesso (i relatori avevano proposto un milione di firme). Cancellate dalla Costituzione le Province, anche se spunta - tra le norme transitorie - la grana delle "aree vaste", contestate dal relatore Calderoli: "Fanno rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta".

Ma i malumori non si placano - Le resistenze sul pacchetto riforme restano vive, ma in Forza Italia (dove Berlusconi è costretto a mediare con i senatori fortemente contrari), come nel Pd e nel M5s (con Beppe Grillo che definisce l'accordo del Nazareno "un salvancondotto per il "culo" di Berlusconi, che in cambio garantisce il suo appoggio al governo e al disegno controriformista di Napolitano"), nessuno ha la forza di far saltare il tavolo.