Mariano ha dodici anni e vuole girare il mondo, andare via dal suo paese, Casteldaccia, 10mila anime e 20 chilometri da Palermo, troppo angusto per chi come lui ha già visto l'America e se la porta nel cuore. Va in giro per il paese, gioca a pallone con i compagni che la strada gli offre e chiede a tanti di seguirlo, di mollare la famiglia 'a muta 'a muta come si dice lì, e di partire all'avventura, di fare un viaggio chissà dove, purché si vada lontano e subito.
Fa la proposta indecente prima al fratello Ignazio, poi a un ragazzino vicino di casa, Ciro, che risponde da piccolo adulto qual è che lui no, non vuole dare un dispiacere alla sua mamma e che a lasciare Casteldaccia non ci pensa proprio. Poi si imbatte nel fratello di Ciro, Salvatore, quindici anni, riservato, timido al limite della debolezza, e lui no non glielo sa proprio dire. Comincia l'avventura che presto si trasforma in qualcosa di mai chiarito.
È il pomeriggio del 31 marzo 1992, un martedì: Mariano Farina e Salvatore Colletta comprano delle merendine per la loro fuga, si fanno accompagnare da un conoscente in contrada Gelso e da quel momento spariscono nel nulla.
Sono passati 22 anni dal giorno della loro misteriosa scomparsa ma Carmela La Spina, mamma di Salvatore, non si rassegna e a Tgcom24 racconta: “Dopo tutto questo tempo c'è il timore che il mio bambino sia morto, ma non perdo la speranza. Forse ha solo paura di tornare a casa, forse si è fatto una nuova vita, forse non c'è più. Non so cosa pensare, mi basterebbe sapere se devo piangerlo, per il momento non posso fare nemmeno questo".
Le ricerche si sono rivelate un buco nell’acqua e non hanno nemmeno confermato i motivi per i quali Salvatore e Mariano sono stati risucchiati dal silenzio. La famiglia Colletta ipotizza che tutto sia cominciato per gioco, su idea di Mariano, e che poi la bravata sia diventata tragedia quando i due bambini sono finiti, non si sa come, in mano agli zingari.
A conferma della ricostruzione dei Colletta ci sono diversi avvistamenti di Salvatore e Mariano al seguito di nomadi. Racconta ancora Carmela La Spina: “Il giorno successivo alla scomparsa, il mercoledì, un camionista li ha incrociati al mercato di Bagheria, chiedevano l’elemosina vicino a un palo. Anch’io ho parlato con questo signore: li conosceva, ma non sapeva che fossero scomparsi così non li ha trattenuti”.
Dopo alcuni giorni un secondo avvistamento ancora nel Palermitano. La piccola Italica, partner di Salvatore al ballo di carnevale, incontra Mariano vicino l’insediamento degli zingari al porto di Termini Imerese. “Portava un tavolino dentro la roulotte - racconta mamma Carmela. - Italica gli ha chiesto 'Cosa fai qua? Tutti ti cercano’. Ma lui l’ha liquidata in poche parole: 'Vattene che poi mi faccio sentire io’. Nel frattempo il nomade lo ha preso per le orecchie, lo ha sgridato urlando 'ti ho detto che non devi parlare con nessuno' e lo ha trascinato dentro il camper. Quella ragazzina oggi è mamma e mi ha confermato più volte: ho parlato con Mariano, non ci sono dubbi".
Così come non ha dubbi mamma Carmela: “Anch'io ho visto Mariano. Quindici giorni dopo la scomparsa, sulla strada statale 113. Mio marito era sceso dall'auto per parlare di lavoro con una persona e io ero rimasta ad aspettarlo in auto. A un tratto vedo Mariano poco lontano dalla macchina, in una stradella, con uno zaino con la stampa di un pallone e un giubbottino marrone scuro. Il padre di Mariano mi ha confermato che questi abiti erano del figlio. Appena mi ha riconosciuta è scappato. Purtroppo non ho visto Salvatore”.
Le ricerche ufficiali partirono tardi e furono impostate male. La sera del 31 marzo si misero sulle tracce di Mariano e Salvatore soltanto le rispettive famiglie e le forze dell'ordine cominciarono a setacciare la zona soltanto nei giorni successivi alla scomparsa, senza usare però le unità cinofile di solito coinvolte per rintracciare le persone scomparse.
Troppe le bufale che sul caso sono circolate. Come racconta ancora Carmela La Spina, i due ragazzini non marinarono la scuola come per tanto tempo fu ripetuto: "Sapevo dalla sera prima che quel giorno Salvatore non sarebbe andato a scuola perché non aveva fatto i compiti. Si è svegliato verso le 10, è stato nella piazzetta vicino casa, a mezzogiorno è tornato a casa con il fratello Ciro. Ha pranzato in famiglia alle 13 e verso le 16 si è allontanato per andare a giocare a pallone così come faceva tutti i giorni. Poi di solito tornava a casa finiva i compiti e non usciva più".
Del tutto falsa anche l’amicizia tra Mariano e Salvatore: “Erano solo conoscenti. Mariano andava da solo dappertutto, anche in America dove la famiglia si è poi trasferita definitivamente da 18 anni. Mio figlio invece non sapeva arrivare da solo nemmeno a Bagheria o a Palermo”.
Sbagliata anche la pista di stampo mafioso: “È vero che una dozzina villini in contrada Gelso appartenevano a boss locali - ricorda Carmela.- Lo hanno scritto tanti giornali, ma Cosa Nostra non aveva nessun interesse a uccidere due ragazzini. Quelle abitazioni sono state ispezionate di recente e non è saltato fuori nulla”.
Oltre alle segnalazioni - arrivate negli anni a centinaia e spesso rivelatesi del tutto infondate - la famiglia Colletta ha ricevuto una telefonata dello stesso Salvatore. Ricorda la mamma: “Era lui, ma qualcuno ha interrotto la chiamata. È successo dopo due anni dalla scomparsa, a mezzanotte, al numero di casa. Stavo andando a letto quando ha squillato il telefono: 'Mamma, sono io, Salvatore’. Quando ho chiedo 'Ma dove sei?' la linea si è interrotta. Qualcuno forse l'ha visto e gli strappato il telefono”.
Dov'è adesso Salvatore? Marco Lo Giudice, legale dei Colletta, racconta che le indagini non si fermano e che presto saranno ascoltati dagli investigatori pure i compagni di calcio del 15enne, compagni che forse nelle prime testimonianze furono reticenti o timidi. “Speriamo che emergano nuovi particolari. In attesa di nuove piste circolano voci poco rassicuranti o del tutto inaffidabili, come quella secondo la quale a fine anni Novanta i pescatori del posto avrebbero trovato nelle reti due corpi chiusi dentro dei sacchi, in un braccio di mare non lontano dal luogo della scomparsa e poi li avrebbero rigettati in mare”.
La speranza di mamma Carmela è oggi soltanto una: che Salvatore e Mariano decidano di mettere fine a quell'avventura finita male e tornino presto a casa.