La battaglia del Dna per il delitto di Yara prosegue ancora a colpi di scena. Secondo La Stampa, infatti, i peli ritrovati sul corpo della ragazzina non sarebbero di Massimo Giuseppe Bossetti. Manca la corrispondenza tra il Dna della vittima e del presunto killer. La perizia, però, deve essere ancora depositata. E l'Università di Pavia che si sta occupando delle difficili analisi e cercare di verificare i reperti da oltre un anno.
Intanto procedono le altri verifiche, in particolare gli investigatori si stanno concentrando sulle tracce rilevate con il luminol sui veicoli usati da Bossetti. All'interno della Volvo V40 e del furgone Iveco Daily i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche hanno anche trovato peli e capelli, che sono stati a loro volta repertati. Il luminol è stato utilizzato invece di notte, in modo da permettere a questo particolare composto chimico di far emergere delle tracce di sangue che sarebbero impossibile da vedere a occhio nudo.
I tecnici dovranno stabilire se quelle macchie siano o meno sangue. E, in caso affermativo, a chi appartengano. Allo stesso Bossetti? A un'altra persona? Forse a Yara? A contatto con il ferro contenuto nell'emoglobina, il luminol reagisce assumendo per qualche istante una particolare colorazione bluastra, che può anche essere fotografata. In quello stesso punto può poi essere prelevato il campione da analizzare.
L'attenzione è comunque massima in questa fase scientifica delle indagini, anche per evitare di incappare nei cosiddetti 'falsi positivi': può infatti capitare, come per ogni altra reazione chimica, che il luminol possa reagire anche entrando a contatto con particelle che non hanno nulla a che vedere con il sangue.
Sono comunque accertamenti irripetibili, che la procura di Bergamo ha disposto venissero effettuati anche alla presenza dei periti di parte: quelli dell'accusa e quelli della difesa, che hanno potuto assistere in prima persona agli accertamenti.