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Legge elettorale, il Pd boccia la proposta di riforma del M5S

In una lettera "Alessandra, Debora, Matteo, Roberto" spiegano i motivi del "no" ai grillini, ma invitano i Cinquestelle a continuare il confronto "senza alibi e senza paura"

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"Ci sono quattro limiti invalicabili, ma il dialogo continua". Il Partito democratico, con una lettera firmata dal vertice (compreso il premier, Matteo Renzi), boccia la proposta di riforma della legge elettorale presentata dal Movimento 5 Stelle: "Non c'è la certezza di avere un vincitore e si istituzionalizza l'inciucio ex post". I rappresentanti del Pd si dicono comunque pronti a un nuovo confronto con i grillini.

"Gentili onorevoli Di Maio, Toninelli, Brescia e Buccarella, vi ringraziamo innanzitutto per la disponibilità al confronto sulla legge elettorale e sulle riforme. E anche per la civiltà del confronto dello scorso 26 giugno. Si possono avere idee diverse ma riuscire a parlarsi ed ascoltarsi serve. Serve sempre", è l'incipit della lettera firmata da Matteo (Renzi), Alessandra (Moretti), Debora (Serracchiani) e Roberto (Speranza). Che proseguono: "Come forse ricorderete la nuova segreteria del Pd, eletta da un processo democratico che ha coinvolto circa tre milioni di persone, ha immediatamente tentato di aprire un canale di collegamento con voi. L'esito non è stato fortunatissimo, all'inizio. Ma non abbiamo mollato come potete vedere (intervista al "Fatto", lettera ai partiti). Le vostre posizioni sulla legge elettorale sono state nei mesi molto diverse. Dalla mozione Giachetti in cui avete votato a favore del Mattarellum, al post di Beppe Grillo che si schierava per il voto con il Porcellum, all'altro post in cui il vostro fondatore proponeva di votare con il Consultellum. Il tutto intervallato da due progetti di legge con primo firmatario l'onorevole Toninelli. Ci pare di aver capito che fa fede l'ultimo Toninelli e che siate disponibili a riflettere insieme anche sulle riforme costituzionali e istituzionali. Proviamo a entrare nel merito".

I punti contestati - Seguono i quattro punti contestati dal Partito Democratico ai Cinquestelle: "1) Non c'è la certezza di avere un vincitore. Con il vostro sistema non c'è governabilità. 2) Le alleanze si fanno dopo le elezioni, non prima. Con il vostro sistema si istituzionalizza l'inciucio ex post. 3)Il sistema della preferenza negativa attraverso l'eliminazione di un nome è molto complicato. Con il vostro sistema si rende più difficile il voto. 4) Ci sono collegi in cui sulla scheda i nomi scritti sarebbero oltre 40. Con il vostro sistema in alcuni collegi la scheda elettorale diventa un lenzuolo".

Il Pd tende però la mano al M5s: "Avete correttivi per questi quattro punti? Ritenete sbagliate le nostre osservazioni? Diteci con franchezza le vostre. Siamo pronti a confrontarci insieme. Per questo vi poniamo dieci ulteriori elementi di riflessione".

Gli elementi di riflessione - "1. Per noi un vincitore ci vuole sempre. L'unico modello che assicura questo oggi in Italia è la legge elettorale che assegna un premio di maggioranza al primo turno o al secondo turno. Il Movimento 5 Stelle, per esempio, ha vinto a Parma, Livorno e Civitavecchia nonostante che al primo turno abbia preso meno del 20% dei voti. Però poi al ballottaggio ha ottenuto la metà più uno dei votanti. Vi chiediamo: siete disponibili a prevedere un ballottaggio, così da avere sempre la certezza di un vincitore? Noi sì".

"2. Siete disponibili a assicurare un premio di maggioranza per chi vince, al primo o al secondo turno, non superiore al 15%, per assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di governabilità? Noi sì".

3. Siete disponibili a ridurre l'estensione dei collegi? Noi sì".

"4. Siete disponibile a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte Costituzionale, così da evitare lo stucchevole dibattito 'è incostituzionale, è costituzionale'? Noi sì".

"5. Siete disponibili a ridurre il potere delle Regioni modificando il titolo V e riportando in capo allo Stato funzioni come le grandi infrastrutture, l'energia, la promozione turistica? Noi sì".

6. Siete disponibili ad abbassare l'indennità del consigliere regionale a quella del sindaco del comune capoluogo ed eliminare ogni forma di rimborso ai gruppi consiliari delle Regioni? Noi sì".

"7. Siete disponibili ad abolire il CNEL? Noi sì".

"8. Siete disponibili a superare il bicameralismo perfetto impostando il Senato come assemblea che non si esprime sulla fiducia e non vota il bilancio? Noi sì".

"9. Siete disponibili a che il ruolo del Senatore non sia più un incarico a tempo pieno e retribuito ma il Senato sia semplicemente espressione delle autonomie territoriali? Noi sì".

"10. Siete disponibili a trovare insieme una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali per i membri di Camera e Senato, individuando una risposta al tema immunità che non diventi occasione di impunità? Noi sì".

L'invito al confronto - "Su questi temi - prosegue la lettera del Pd - se volete, noi ci siamo. Anche su altri temi, se vi va. Avete molti parlamentari europei, ad esempio: sarebbe bello riuscire a dimostrare all'Europa che tragiche vicende come quelle che si verificano nel Mediterraneo debbono essere affrontate tutti insieme. Si possono voltare le spalle all'Inno, non si possono voltare le spalle ai problemi. Ma non vogliamo mettere troppa carne al fuoco. Noi su legge elettorale e riforme costituzionali siamo pronti a vederci. Se prima ci rispondete, il dialogo sarà ancora più utile".

"Alessandra, Debora, Matteo, Roberto" concludono la lettera ribadendo che "noi ci siamo. Senza la pretesa di aver ragione. Senza l'arroganza di fare da soli. Ma anche senza alibi e senza paura. Un mese fa, oltre il quaranta per cento degli italiani ci ha chiesto di cambiare l'Italia per cambiare l'Europa. Non possiamo tradire quella speranza. Ci piacerebbe che potessimo farlo anche assieme a voi perché pensiamo che i nostri connazionali che hanno votato per il Movimento Cinque Stelle chiedano, come tutti, un Paese più semplice ed efficace. Attendiamo le Vostre considerazioni".

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