IL DELITTO DI YARA

Locali, uscite e assenze dal lavoro: la doppia vita di Massimo Bossetti

Gli inquirenti stanno vagliando diverse segnalazioni che sono giunte in procura: il muratore di Mapello non sarebbe stato solo "lavoro e famiglia" come l'uomo ha voluto far credere

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Sembra scricchiolare sempre di più l'immagine che Massimo Bossetti, il presunto omicida di Yara Gambirasio, ha cercato di dare di sé. Non solo lavoro e famiglia, ma anche diverse serate passate da solo nei discopub della zona, una passione per il ballo latino-americano e le lampade abbronzanti. Ma anche assenze ingiustificate dal lavoro. L'omertà del muratore 44enne proprio su aspetti marginali della sua vita ha però insospettito gli investigatori.

Serate in discoteca e una passione per il ballo latino-americano - Secondo quando riporta "Il Corriere della Sera", gli inquirenti stanno cercando di capire come mai particolari apparentemente marginali siano stati tenuti segreti da Bossetti, soprattutto perché avrebbero potuto spiegare la sua presenza a Brembate Sopra. A cominciare dalla passione per le lampade solari che avrebbe effettuato due volte a settimana per lungo tempo in un centro estetico vicino a casa di Yara Gambirasio.

Inoltre una soffiata sulle abitudini serali di Bossetti sarebbe arrivata in Procura. Il muratore di Mapello avrebbe passato intere serate in un discopub della Bassa Bergamasca, a circa 25 km da casa sua, dove si fa musica latino-americana. Il titolare del locale non ha però confermato ai carabinieri, spiegando che quella di Bossetti non sarebbe stata una faccia nota.

I colleghi: "Si assentava spesso, lo chiamavano il caciabale" - Un'immagine diversa di Massimo Bossetti arriva anche dai racconti di alcuni colleghi. "Qualche volta Bossetti ci diceva che aveva da fare e se ne andava, spariva dal cantiere e no, non sappiamo dove. Uno di noi l'aveva soprannominato il caciabale, o qualche cosa del genere", ha raccontato infatti a "Republica" uno dei muratori che hanno lavorato insieme al 44enne.