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Gli amici dei rapitori in Italia

Commento di Renato Farina su Libero

Questo è un articolo pieno di nomi arabi. Ma a spremerli danno un succo molto italiano. Vogliamo dircelo? E' chiaro come il sole chi sia il capo politico e morale del sequestro dei nostri quattro (e della morte di uno di essi): ha lasciato tracce ovunque, convinto dell'impunità. Ed è proprio il leader della "resistenza irachena" legato mani e piedi alla sinistra radicale, quella che ha marciato a Roma nella pancia del gran corteo, gridando " 10-100-1000 Nassiriya", senza che nessuno la espellesse.

Dovunque ci si rigiri in questa storiaccia, ci si imbatte in Abd AlJabbar Al-Kubaysi. I suoi uomini hanno potuto tenere conferenze in sedi dell'Arci (organizzazione vicina ai ds) e in una sala fornita dalla provincia di Pisa, accolti come compagni di lotta cui fare riferimento. A lui sono stati destinati i fondi raccolti nelle sottoscrizioni publiche dei "pacifisti". Tremano le mani a scrivelo. Ma quei denari hanno pagato anche i proiettili che hanno ucciso Fabrizio Quattrocchi. Non è un intuizione investigativa, ci sono pacchi di documenti su questo intreccio ideologico e pratico. Vi son coinvolti Al Qaeda, la guerriglia irachena, etremisti europei e specialmente italiani. Nei circoli antimperialisti del nostro Paese si sono affinati politicamente gli uomini che si rivolgevano nella nostra lingua agli ostaggi, ed in particare l'"Italiano", probabilmente un algerino. E' lui (sono gli uomini del Gia algerino, gli sgozzatori di duecentomila musulmani moderati) ad avere avuto l'ida di battezzare il gruppo di assissini "Brigate Verdi", rifacendosi a "Green Battalion" (Al-Katib Al-Khadra). Al-Kubaysi, in collegamento costante con l'Italia, ha gestito mediaticamente e politicamente la faccenda.

Partiamo dal lieto fine. Gli ostaggi sono stati liberati a Ramadi, 140 chilometri a ovest di Bagdad. C'era anche un imprenditore polacco con gli italiani. (Teniamo a mente la nazionalità di questo signore, non è un incidente del caso). Sottolineiamo questo nome: Ramadi. Aggiungiamone un altro: Falluja. Il 12 aprile i quattro italiani (allora erano quattro...) sono presi nei pressi poroprio di quella città. Il capo riconosciuto, ed autoproclamatosi tale, della "resistenza" armata a Falluja e Ramadi è proprio Kubaysi.

Siamo in grado di trascrivere da una conferenza stampa tenuta a Vienna il 10 luglio del 2003 e citata sul sito antimperialista austriaco il suo proclama. Kubaysi elogia se stesso e <>. Annuncia l'inizio <>. Poi qualcuno dubita che ci siano italiani, magari anche per origine, tra i "resistenti" e in particolare tra i rapitori? Non è un caso che il vice di Kubaysi, Al Kalemj, vada e venga in Italia proprio per questo, già che c'è, fa un tour di conferenze. I contatti telefonici di Kubaysi sono frequenti in particolare con i capi del Campo Antimperialista che ha la sua base ad Assisi, ma ha una piattaforma internet frequentatissima da militanti di Rifondazione. Parte la campagna <>.

In un'intervista all'"Alieno" di Mario Giordano (3 giugno scorso), realizzata da Angelo Machiavello, il capo degli antimperialisti Moreno Pasquinelli si è lasciato andare. Domanda: <>. Pasquinelli: <>.
La resistenza contro l'Italia vuol dire l'autobomba a Nassiriya, sequestro di civili italiani a Falluja. Il rapimento dei quattro non è casuale. Dopo la Spagna va colpita l'Italia. Si tratta di piegarla al ricatto, costringerla a mollare gli americani e gli inglesi.

Poi sarebbe toccato ai polacchi (infatti). Ci sono documenti precisi su questo progetto: è stata diffusa, il 3 dicembre 2003, una risoluzione strategica che dà compiti a chiunque voglia combattere l'America. Non ci stanchiamo di citarla: si chiama "La Jihad in Iraq, speranze e rischi". C'è una mano che ritrae perfettamente la Spagna, un'altra che imprime sulle pagine il lessico della sinistra radicale italiana ("il ritardato mentale Silvio Berlusconi"), altre esperte di Polonia, di economia petrolifera. Dunque tocca all'Italia. Che non sia una faccenda di banditismo da strada si capisce subito. Viene assassinato Fabrizio. E chi fornisce il movente? Lui, Kubaysi. In un'intervista a Sky Tg24 indica i quattro come <>. E' Kubaysi a telefonare il 29 aprile agli antimperialisti per chiedere di venire a prendersi gli ostaggi. Gino Strada riferirà poi all'Unità di aver preso contatti telefonici a Ginevra con il medesimo soggetto. Le indagini registreranno sorprese molto italiane. Mai come in questo caso ci fidiamo della magistratura.