Non è mai banale sottolineare il valore della memoria. Una società che vive col senso della storia, cresce, se non altro, con la speranza di non ricadere in certi errori. Giusto cent'anni fa, il 28 giugno del 1914, accadde qualcosa destinato a cambiare proprio la storia. L'assassinio dell'arciduca austriaco Francesco Ferdinando a Sarajevo avrebbe innescato da lì a un mese quella che sarebbe diventata la Prima Guerra Mondiale. Un conflitto nel quale il Trentino allora sotto l'Impero Austro Ungarico fu trascinato da subito, mentre l'Italia dei Savoia sarebbe stata coinvolta un anno dopo.
Oggi in Trentino si ricorda e, non a caso, "Ricordare la guerra per costruire la pace" è la frase scelta per legare tutta una serie di manifestazioni che prenderanno ufficialmente il via proprio un secolo dopo l'attentato di Sarajevo.
Concerti, reading, mostre e le Dolomiti come sfondo - A Trento e a Rovereto, il 28 giugno e per un mese, sono in programma gli eventi di "Sentiero di pace", una serie di concerti e di reading letterari che approfondiranno i temi della Grande Guerra anche sotto aspetti storici e filosofici. A Rovereto in particolare sorge la Maria Dolens, la Campana dei Caduti, l'ideale punto di riferimento di tutte le manifestazioni del centenario e che darà il via alle celebrazioni. Si tratta della più grande campana al mondo che suoni a distesa, e commemora ogni sera con i suoi cento rintocchi i caduti di tutte le guerre. Fusa nel 1924 col bronzo dei cannoni delle nazioni partecipanti al primo conflitto mondiale, è situata sul Colle di Miravalle, da dove domina tutta la città.
Le Dolomiti, uno degli scenari del conflitto, saranno lo sfondo per "Dolomiti di pace", una sezione particolare dell'ormai ventennale festival "I suoni delle Dolomiti". Musica e fratellanza nel segno del ricordo saranno l'anima di un programma che, tra la serenità delle vette, cercherà di dare un messaggio di dialogo e solidarietà.
Il 28 luglio a Trento partirà "La Grande Guerra sul grande schermo", una rassegna dedicata al cinema, che, nei cento anni trascorsi, si è incaricato di esaltare, documentare, criticare e narrare le vicende legate al conflitto. In mostra vi saranno i primi documentari bellici e i film di propaganda prodotti in quel periodo.
Bisognerà aspettare fino ad ottobre, invece, per la mostra in programma al Mart, il museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto. "La guerra che verrà non è la prima – La Grande Guerra 1914-2014”, sarà aperta dal 4 ottobre 2014 al 20 settembre 2015. L'esposizione, il cui titolo riprende una celebre poesia di Bertolt Brecht, si propone di mostrare come la Grande Guerra abbia fatto esplodere un mondo carico di tensioni ed abbia aperto in modo drammatico il tempo in cui ancora oggi viviamo, influenzando ogni aspetto della cultura e della società. Tra gli argomenti centrali, troviamo l'apparato della propaganda, con materiale a stampa, manifesti, cartoline e canti, le scritture colte e popolari, con diari di soldati e di civili, il cinema e la fotografia, l'immagine dei corpi uccisi, mutilati e celebrati, i cimiteri di guerra e gli ossari, l'arte futurista di guerra e di contestazione anti-interventista.
I Sentieri della pace, percorsi per non dimenticare - Il ricordo della Grande Guerra non si limita solo a esposizioni e rievocazioni artistiche e musicali, perché il territorio è la testimonianza più forte di quello che è accaduto in Trentino un secolo fa. Per far rivivere un percorso nelle memorie, per riflettere e meditare, è stato reato un itinerario di grande interesse ambientale e con un profondo significato culturale e storico. Si tratta del "Sentiero della Pace", un percorso escursionistico che si snoda per oltre 500 chilometri dallo Stelvio alla Marmolada congiungendo diversi luoghi lungo la linea del fronte della Prima guerra mondiale. In particolare attraverso questa linea sorgono 80 forti, 19 musei dedicati alla Grande Guerra e centinaia di chilometri di mulattiere e trinceramenti. Percorrerlo tutto è possibile (clicca qui e vedi come), ma serve un po' di tempo e di allenamento. Ovviamente sono stati studiati alcuni itinerari (clicca qui per scoprirli) che permettono, anche in una giornata, di visitare alcuni di questi luoghi della memoria.
Uno dei posti più suggestivi di questo percorso è Forte Belvedere (Gschwent in tedesco) nei pressi di Lavarone. Costruito dagli austriaci tra il 1908 e il 1912, è composto da vari blocchi scavati nella montagna. Per resistere ai bombardamenti degli italiani fu dotato di una copertura di oltre due metri e mezzo di calcestruzzo. La fortezza disponeva di ampi depositi, di un acquedotto munito di potabilizzatore, una centrale elettrica interna, un pronto soccorso per gli eventuali feriti, una centrale telefonica e una stanza di telegrafia per poter comunicare con l'esterno, tutte visibili ancora oggi. Forte Belvedere è stato trasformato in un museo, e rivive il dramma della guerra anche grazie a una serie di installazioni multimediali interattive che rievocano scene di vita quotidiana all'interno della struttura durante il conflitto.
Altrettanto interessante una visita in Vallarsa a Forte Pozzacchio, l'unico completamente scavato nella roccia, aperto da luglio ai visitatori dopo un restauro. Anche questa struttura fu creata, a partire dal 1909, dalle forze dell'Impero Austro Ungarico, ma fu praticamente abbandonata ancora incompleta nel 1915 all'indomani dell'entrata in guerra dell'Italia, in quanto gli austriaci arretrarono la linea di difesa. Meno "vissuto" di Forte Belvedere, riesce però più a rendere l'idea della durezza della vita di trincea.
Fondamentale una visita al "Museo storico italiano della guerra" di Rovereto, che raccoglie documenti e testimonianze legate a storie personali e ad esperienze di vita al fronte o nelle retrovie. Il museo espone, tra le altre cose, fotografie, diari, lettere, oggetti di chi ha vissuto il conflitto come soldato o come civile. Giusto per rimarcare, se ce ne fosse bisogno, la totalizzante distruttività della guerra che non risparmia nessuno. Ripassare le lezioni della storia non fa mai male.
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