"Se vogliamo bene all'Europa, dobbiamo darci una smossa". Lo ha detto Matteo Renzi al suo arrivo all'incontro del Pse di Elverdinge, in Belgio, che precede l'inizio del vertice Ue di Ypres. A quanto pare, però, l'invito non è stato raccolto: l'accordo tra i 28 leader Ue sulla ricetta per rilanciare crescita, investimenti e occupazione non c'è, e la ricerca di un'intesa è stata rinviata a venerdì.
Nella notte gli "sherpa" torneranno al lavoro sulla bozza programmatica presentata dal presidente Ue, Herman Van Rompuy, per "esplicitare in modo più chiaro" il tema di una maggiore flessibilità rispetto al documento consegnato ai leader. Tra i promotori dell'incontro c'è stato il premier italiano, Matteo Renzi, convinto che ci siano spazi per rendere più evidente il legame tra riforme e flessibilità. "Non c'è una posizione dell'Italia contro altri. C'è una posizione del Pse e del Pd, il partito che ha preso più voti di tutti. Ed è la posizione di chiedere tutti insieme di scommettere sulla crescita preoccupandoci un po' di più dell'Ue e delle famiglie e non solo della burocrazia", ha ribadito il presidente del Consiglio.
Tensione tra Renzi e la Merkel - La discussione è però stata segnata da un momento di tensione tra Renzi e la Merkel: tra i due ci sarebbe stata "una discussione accesa". Il premier italiano, secondo fonti europee, si sarebbe rivolto alla cancelliera tedesca sottolineando che l'Italia non farà come la Germania nel 2003 (quando Berlino sforò il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil) ma, al contrario, rispetterà i patti. I toni tra i due, però, si sono fatti più concilianti durante la cena.
I capi di Stato e di governo dell'Unione devono comunque ancora trovare un'intesa complessiva che consenta di sciogliere il nodo che lega la designazione di Jean-Claude Juncker (Ppe) per il posto di presidente della Commissione europea a un programma di lavoro per il prossimo esecutivo comunitario che soddisfi le richieste degli eurosocialisti di Renzi e Hollande. La richiesta è di andare oltre la formula sul "buon uso" dei margini di flessibilità, specificando come questo principio sarà applicato. Magari concedendo più tempo per la riduzione del debito, oppure eliminando le spese per investimenti produttivi dal calcolo del deficit o concedendo deroghe all'obbligo di cofinanziare con fondi nazionali i progetti che beneficiano degli aiuti Ue.
Il Pse spinge ancora Juncker - Renzi su questo è stato chiaro. "C'è un ok su Juncker - ha detto al termine del pre-vertice socialista - ma solo con un documento che indichi dove vuole andare l'Europa. Come Pse siamo d'accordo su questo, ora vediamo con gli altri". Poco prima Renzi aveva incitato l'Europa a occuparsi "di più di crescita e occupazione" spostando l'attenzione dalla burocrazia alle famiglie.
Renzi può contare anche sul pieno appoggio della Francia e di quello del vicecancelliere tedesco, l'Spd Sigmar Gabriel. Ma è con la Merkel che bisogna fare i conti: la cancelliera, pur avendo aperto al concetto di flessibilità, sembra restia ad andare oltre. E anche sul fronte delle nomine la partita non è semplice. Oltre alla candidatura Juncker ci sono infatti altre caselle importanti da riempire, a cominciare da quella del presidente permanente del Consiglio Europeo. Un fronte sul quale incide la posizione del premier inglese, David Cameron, fermamente deciso a dire "no" all'ex premier lussemburghese perché ritiene che "non rappresenti il cambiamento", bensì un errore che l'Europa sta commettendo.
Spunta il nome di Enrico Letta - L'opposizione di Cameron a Juncker potrebbe essere superata venerdì con un voto a maggioranza, ma intanto la posizione inglese sembra aver fatto cadere l'ipotesi di candidare al Consiglio la premier danese Helle Thorning-Schmidt, socialdemocratica liberista gradita al Downing Street, che ha però fatto sapere di non avere interesse a questo genere di "compensazioni". Il nome della premier danese è però rilanciato anche dal Financial Times, che indica pure per la presidenza del Consiglio l'ex premier italiano Enrico Letta. E mentre i leader socialisti insistono per arrivare entro venerdì a definire il pacchetto nomine, il premier irlandese, Enda Kenny, ritiene che "ci sarà un nuovo Consiglio europeo il 17 luglio", cioè solo dopo che il Parlamento Ue avrà votato il successore di Barroso.